
A oltre otto anni dalla vicenda che lo costrinse (per volere della giunta comunale) alle dimissioni, l'ex comandante della Polizia locale, Antonio Barbato, resta incensurato. È la conseguenza della sentenza con cui ieri la Cassazione ha annullato la condanna a due anni e due mesi per falso in atto pubblico e frode in pubbliche forniture che gli era stata inflitta, dopo un lungo e contraddittorio iter processuale, dalla Corte d'appello di Milano nel gennaio scorso. La vicenda non è finita, si terrà un nuovo processo d'appello e probabilmente un altro in Cassazione: "Con tutto quello che ne consegue - commenta Barbato - a livello di danni morali, materiali e professionali, perché, mentre tutto ciò accade la vita delle persone viene letteralmente stravolta e, spesso, rovinata irrimediabilmente".
Il "caso Barbato" fa parte a pieno titolo della lunga, tormentata gestione dei vertici della Polizia locale milanese. Diventato comandante nel 2016 dopo le dimissioni del suo predecessore Tullio Mastrangelo, Barbato si dimise a sua volta un anno dopo, in seguito alla comparsa del suo nome in una indagine della Procura: nulla di penalmente rilevante, ma il Comitato per la legalità di Palazzo Marino lo spinse a fare un passo indietro. Così venne spianata la strada alla nomina del funzionario di polizia Marco Ciacci, uomo di fiducia della Procura: anche lui dimissionato quest'anno per volere dell'ex 007 Franco Gabrielli, consulente del sindaco Sala per la sicurezza.
In questo tourbillon, su Barbato dopo le sue dimissioni piovve una lettera anonima che lo accusava di avere commissionato illegalmente al Giffoni Film Festival tre filmati educativi sulla sicurezza stradale. Rinviato a giudizio, inizia il valzer delle sentenze: il Tribunale lo condanna a tre anni, la Corte d'appello lo assolve, la Cassazione ordina un nuovo processo, la Corte d'appello lo condanna a due anni e due mesi, ma Barbato - difeso dall'avvocato Fabrizia Vaccarella - non si arrende, ricorre alla Cassazione che ora annulla l'ultima condanna e ordina un sesto processo. Che si celebrerà a oltre nove anni dai fatti.
Nel frattempo, l'ex comandante si è trovato a dover affrontare un altro processo: stavolta con l'accusa di diffamazione ai danni del suo
successore. Ciacci si era sentito offeso da alcune dichiarazioni di Barbato, lo ha querelato, la Procura ha chiesto e ottenuto il suo rinvio a giudizio. Barbato è stato assolto, ma la Procura ha fatto ricorso in Cassazione.