Anti ct Serve una rifondazione ma anche un altro tecnico

L’ideale sarebbe cambiare anche il ct. Ha già mostrato i suoi limiti, peraltro noti. Oggi più che mai si ha l’impressione, quasi una certezza, che l’appoggio di Luciano Moggi, negli anni passati, sia stato indispensabile per far lievitare la caratura e la credibilità di Marcello Lippi. S’intenda appoggio tecnico, non altro. Ma un consiglio, una indicazione tattica, l’occhio lungo sulla bontà di qualche giocatore, la capacità di fargli da sponda nello spogliatoio, sono state armi indispensabili. Anche l’Italia 2006 è stata una creatura nata nel laboratorio delle loro idee. Questa è l’edizione invecchiata di quell’altra che non era fenomenale, tutt’altro: ha vinto un mondiale grazie ad un grande portiere, una eccellente difesa e qualche colpo di fortuna. Lippi non ha capito o se n’è innamorato. Tal quale Bearzot nel quadriennio post mondiale. Sembra di sentir parlare due ct in fotocopia: importanza del gruppo, riconoscenza verso i vecchi campioni, credo nel loro valore. L’Italia ‘82 valeva molto più di quella 2006, eppure è finita sfinita e spianata in Messico.
Questa, vista in Sudafrica, non meriterebbe nemmeno di andare al mondiale, figlia di un calcio che sta vivendo un periodo di depressione qualitativa. Tanti operai, pochi talenti puri e qualcuno (leggi Cassano) lasciato a casa per astruserie che sconfinano nel personale. Ma ora, che anche lippismo e lippiani vanno a orecchie basse, incapaci di trovare onesta difesa, chissà che il ct non si ravveda. A cosa doveva servire la Confederations, se non per provare diversi giovani? Meglio una figuraccia, scusabile, con gli sbarbati calcistici, piuttosto che con ansimanti vecchie glorie. Perché portare Santon, se poi non gioca? Ma quali occhi servono per vedere che Toni e Cannavaro sono bolliti?
Lippi ha parlato di condizione fisica deprecabile. Benissimo: e allora perché i brasiliani d’Italia filano come treni? Il malato è il nostro calcio, prima ancora della nazionale.

Se la gente non corre forte e non sa giocare decentemente il pallone, non possono salvarci neppure i miracoli. Ecco perché l’unica salvezza chiama una rifondazione: tardiva, pericolosa, eppure indispensabile. Ma per capirlo ci vorrebbe un altro ct.