Antichi, rari e preziosi: i libri tornano di moda

Antichi, rari e preziosi: i libri tornano di moda

Ma che fine ha fatto la famosa libreria di don Ferrante, l'erudito di manzoniana memoria i cui trecento volumi, alla morte dell'orgoglioso proprietario, andarono «dispersi su per i muriccioli»? Forse qualche pezzo raro è arrivato fino a noi, e, con un po' di fortuna, lo ritroveremo già oggi, a Palazzo Mezzanotte, dove si apre la seconda edizione della Mostra Internazionale dei Libri Antichi e di Pregio, organizzata dall'Alai- Associazione Librai Antiquari d'Italia, che prosegue fino a domenica.
L'appuntamento è per tutti, perché siamo in tantissimi a cadere preda del fascino del libro d'altri tempi: sarà la magia di Harry Potter e company, con quelle polverose biblioteche che racchiudono gemme di arcana saggezza, sarà il richiamo di un passato misterioso, fatto sta che anche giovani e giovanissimi non sfuggono alla curiosità. L'anno scorso la fiera, alla sua prima edizione, ha attirato 5mila e 500 visitatori. E il bello è che, oltre ai grandi buyer internazionali e ai collezionisti, fra gli stand si aggirava un popolo che non ti aspetti: famiglie, studenti, bambini, gruppi di amici di ogni età. Libri rari, manoscritti, incunaboli, stampe, immagini: ce n'è per tutti, a partire dagli appassionati di Milano e della sua storia. «La nostra città - spiega Giacomo Pozzi, della libreria Mediolanum, una tra le oltre 40 in mostra - vanta un mercato librario tra i più attivi in Italia, con collezionisti specializzati proprio nella storia milanese». Ma quali sono i pezzi che la collezione ambrosiana doc non può non avere? «Ce ne sono tantissimi: tra i più antichi e ricercati, Le memorabili e magnanime imprese di Francesco Sforza di Giovanni Simonetta, che data 1482, stampato a Milano da Antonio Zarotto. Non da meno la Cronaca di Donato Bossio (1492), e la Storia di Milano di Bernardino Corio (1503). Per la Milano spagnola, immancabile il Ripamonti, una delle principali fonti di Manzoni».
Ma forse la stagione più apprezzata dai cultori è quella illuministica. Qui i «bestseller», oltre alla rivista Il Caffè, uscita tra il 1764 e il 1766, si chiamano Censimento di Milano di Pompeo Neri (il celebre Catasto teresiano), Storia di Milano di Pietro Verri, Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria. «C'è chi si è specializzato nelle varie edizioni di quest'opera: la primissima, del 1764, vale sui 20mila euro». Per concludere, naturalmente, con la prima edizione dei Promessi Sposi.

Tra le chicche milanesi in esposizione: gli Statuti di Milano del 1480-'82, che contengono norme criminali, civili, daziarie e commerciali della Milano sforzesca, e, più tarde, le Memorie spettanti alla storia, al governo, ed alla descrizione della città e della campagna di Milano ne' secoli bassi di Giorgio Giulini (1760-1775), in una preziosa prima edizione appartenuta all'arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, che tenne la cattedra di Milano sotto il governo austriaco. Tema portante della mostra, la gastronomia: oggi pomeriggio, per il taglio del nastro, è atteso Gualtiero Marchesi per un approfondimento su Cinque secoli di gastronomia italiana. L'ingresso è gratuito.

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