Antioccidentali al governo

Il governo dovrà decidere il consenso della maggioranza sulla politica estera e quindi valutare quello che Rifondazione può concedere sul piano degli impegni internazionali dell'Italia e della loro motivazione politica. L'Italia è un Paese che ha avuto il '68 più lungo e che ha visto i suoi esponenti diventare intellettuali nella politica della cultura dominante: come se averne sognato la distruzione fosse diventato un titolo per dirigerla. Così in Italia più che altrove è rimasta una cultura antioccidentale, una pulsione alternativa che è rimasta dominante. In tutte le sue fasi questa posizione alternativa all'ordine civile è divenuta ostilità politica contro le forze dell'ordine come espressione del fatto che l'ordine sociale esistente si fonda sulla forza e che i poliziotti sono forze devianti proletarie che prestano alla società capitalistica la forza delle loro braccia per tutelarne l'ordine.
Questa subcultura ha contagiato anche le tifoserie che hanno cessato di apparire come fasciste ma si sono aggiornate trasferendo l'ostilità contro la squadra avversa con quella contro le forze dell'ordine. È una cultura marginale quella che fa dire una cento mille Nassirya ai pacifisti e a esaltare la morte dello sbirro sui muri della rossa Livorno. Mostra come definirsi contro la polizia diventa una identità culturale. Le forze dell'ordine sono così sole perché la legalità e la legittimità hanno cessato da tempo di essere un valore, una sottile barbarie entra nella nostra società e permette di definire sé stessi contro l'ordine civile sentito come estraneo.
Rifondazione Comunista ha cercato di collocare politicamente un nuovo '69 e un nuovo '77 dandogli identità teorica e politica, non in funzione dell'utopia ma in funzione del semplice essere contro. E l'antagonismo che Rifondazione propugna non è affatto carico di utopia ma di difesa delle posizioni presenti. Come contenuto va oltre i limiti della sinistra sindacale, tutela solo gli interessi sociali delle posizioni garantite dai sindacati come l'ordinamento delle pensioni. E si oppone in nome dell'ambientalismo a tutte le opere necessarie per garantire il progresso della società italiana. L'essere contro è divenuto il modo di essere insieme, un modo di definire l'identità di singoli non più con la prospettiva rivoluzionaria ma solo con quella dell'antagonismo. Infine il modello di Toni Negri, quello delle moltitudini che contraddicono in forma passiva ma massiccia è divenuto il modo di pensare che si diffonde in Italia a sinistra della sinistra e forse anche a destra della destra.
Rifondazione Comunista vuole essere a un tempo un movimento e un governo. Vuole sostenere le posizioni antioccidentali di tutto il mondo e al tempo stesso governare l'Italia all'interno di una coalizione a cui la sua presenza toglie la possibilità di definirsi occidentale. E lo farebbe probabilmente anche se Rifondazione non fosse lì ad esigerlo. Vi è un singolare movimento della società italiana contro sé stessa che esiste dagli anni Novanta in poi come un autodistruggersi e dare ai gruppi che lo compiono un senso di identità. Il processo al calcio è stato vissuto come un processo al Paese e la figura del governo Prodi impegnata in una lotta contro una società fondata sulla corruzione e sull'evasione fiscale. La differenza con il governo Berlusconi stava nel fatto che Berlusconi cercava di dare positività all'esistenza italiana, mentre il nuovo governo dà positività soltanto a sé stesso. Ma questa linea, se ha consentito una affinità con Rifondazione è obbligata a permettere che Rifondazione rimanga il partito dell'antagonismo che non si riconosce nella società italiana e vuole riformarla in nome del suo potere.

È' questa negatività che permette l'antagonismo di governo ma anche che produce le contraddizioni tra antagonismo e governo in cui la politica estera, suprema definizione dello Stato, è il valore di riferimento.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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