Antonietta, la tigre rimette i tacchi

L’autoritratto dice: «Volo in gara, ma vivo con i piedi per terra». Se così non fosse si spaventerebbe: lei così pocket per il mondo dei saltatori. Antonietta Di Martino ogni volta che guarda l’asticella dice a se stessa una verità che sembra una raccomandazione: guarda quanto è alta. Ma poi s’avvia, corre, prende velocità, vola. Bellissimo! Oggi è l’italiana che mai abbia superato asticella più alta. È la ragazzina(!) di 29 anni che ha detto a Sara Simeoni: fatti più in là! È l’atleta che smentisce le statistiche. Il suo metro 69 e mezzo la pone fra le donne che hanno saltato di più rispetto all’altezza: 32,5 centimetri di differenziale sono voragine da vertigini. Solo la Bergqvist (record 2,08), e la greca Bakoyianni (record 2,03), hanno fatto di meglio allungando il differenziale di mezzo centimetro.
Chissà, magari la nostra riuscirà a stupire ancora. Magari fin da venerdì a Oslo, partenza del circuito della Golden League. Stupire come l’altra sera: sembrava battuta sui 2,02 eppoi ha tirato l’unghiata della tigre. Naturale per chi ha sofferto. Scontato per chi è partito dall’eptathlon, dove sei sempre sul border line dell’ultima chance. Antonietta ha fatto a spallate col destino. Nel 2001 salta già 1,98. Nel 2002, in allenamento, si strappa all’attaccatura del bicipite. La caviglia si fa lassa, guarisce e si fa male di nuovo. Sono dolori forti alla tibia, al piede. «Per un anno e mezzo ho visto le stelle». Non poteva portare i tacchi, doveva stare attenta ad ogni buca, perfino ai sassi. Nel 2003 l’operazione, gesso per due mesi, in piedi con le stampelle. Il ricordo più vivo? «Sembravo una bambina piccola, che imparava passo dopo passo».
Poi, quest’inverno, i due metri in una gara indoor in Slovacchia. Nella vita ci sono piccole e grandi cose a cui attaccarsi e credere. Lei crede in Dio, innanzitutto. A cui rivolgersi dopo ogni impresa. «Perchè ci ha insegnato che la speranza è la cosa più bella». Capitò anche quel giorno in Slovacchia. E Antonietta ha ripreso a gustarsi i piaceri della vita: per esempio il buon mangiare. In testa la pizza. Tipico per chi nasce a Cava dei Tirreni. Ma pure i dolci che sono un vizio di famiglia, perchè il papà per 21 anni è stato pasticciere. Eppoi i viaggi che rappresentano passione e incanto.

Di tanto in tanto, Antonietta rivive quell’immagine a Pechino, davanti alla Grande Muraglia. «Tra nebbia e foschia: meravigliosa!». Ed anche allora si disse che c’è muraglia e muraglia. Ma l’importante è saperci volare sopra.

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