Roma

Antoniozzi solleva l’illegittimità del decreto Bersani

Un’interrogazione urgente è stata depositata a Bruxelles dall’eurodeputato di Fi Alfredo Antoniozzi per sollevare dinanzi all’Ue l’illegittimità delle disposizioni del Decreto Bersani relative alle licenze dei taxi e alle professioni legali. «Il Decreto viola il diritto comunitario - spiega Antoniozzi - e va contro il compromesso raggiunto in Europa sulla famosa “direttiva Bolkestein”. La sinistra, come tutti ricordano, ha dato battaglia su questa direttiva (presentata dallo stesso Prodi alla guida dell’Ue) accusata di essere troppo liberista. Il compromesso che ne è venuto fuori, grazie al Parlamento europeo, è molto positivo perché esclude e tutela determinati settori, ferma restando l’esigenza di assicurare concorrenza».
«Ora a livello nazionale - continua Antoniozzi - la stessa sinistra che scendeva in piazza con i sindacati contro la Bolkestein sta attuando a livello nazionale una politica di liberalizzazione sfrenata colpendo settori (avvocati, taxi) che in realtà l’Europa non ci chiede affatto di liberalizzare, bensì di tutelare! Dalla Bolkestein sono stati esclusi proprio i taxi e le professioni legali, queste ultime sono inserite nell’ambito di applicazione della direttiva ma restano comunque applicabili a questo settore le sole direttive specifiche che tutelano e rispettano la specificità di questo settore. Il tentativo di attuare una politica di liberalizzazione sfrenata proposta dalla Commissione europea guidata da Prodi è stato bocciato in Europa grazie proprio all’esclusione di importanti settori, esclusione decisa da tutti gli Stati Ue. Ora il governo Prodi punta a riproporre la stessa politica a livello nazionale ignorando quanto è stato deciso in Europa dove regna la previa concertazione... e quindi il dialogo con i settori interessati dalla legislazione proposta».
«Quanto agli avvocati - precisa l’esponente di Fi - ho sollevato nell’interrogazione l’illegittimità del decreto con la direttiva servizi e con le Risoluzioni del Parlamento Europeo del 2001-2002-2003 e da ultimo del 23 marzo 2006 in cui si sostiene con forza (la risoluzione approvata a larghissima maggioranza) che qualsiasi riforma delle professioni legali ha conseguenze importanti che vanno al di là delle norme della concorrenza incidendo su libertà, sicurezza e giustizia. Inoltre ho sottolineato come la Risoluzione invita la Commissione a non applicare le norme sulla concorrenza dell’Ue in materie che, nel quadro costituzionale dell’Ue, sono lasciate alla competenza degli Stati membri, quali l’accesso alla giustizia, che include questioni quali le tabelle degli onorari. Infine essa riconosce che le tabelle degli onorari o altre tariffe obbligatorie per avvocati e professionisti legali (abolite dal Decreto) non violino gli articoli 10 e 81 del trattato, purché la loro adozione sia giustificata dal perseguimento di un legittimo interesse pubblico e gli Stati membri controllino attivamente l’intervento di operatori privati nel processo decisionale».
«In conclusione - commenta Antoniozzi - alla luce della direttiva servizi, delle posizioni ufficiali del Parlamento Europeo, si evince il riconoscimento della specificità di questa professione da parte dell’Ue che non impone quindi in alcun modo la liberalizzazione del settore ma ne riconosce bensì la specificità. Per questo motivo ho sollevato l’illegittimità del Decreto. Quanto all’abolizione delle tariffe minime vi è una netta violazione del diritto europeo a causa di questo Decreto. La direttiva servizi si limita a chiedere agli Stati membri di verificare che esse, in quanto restrizioni alla libera concorrenza e alla libera prestazione dei servizi, siano proporzionali all’interesse pubblico (qualità del servizio, tutela del consumatore) da perseguire. L’abolizione delle tariffe obbligatorie fisse o minime non è richiesta dal diritto comunitario.

La Corte di giustizia ha dichiarato la legittimità delle tariffe minime degli avvocati (caso Arduino), purché stabilite dallo Stato tenendo conto dell’interesse pubblico».

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