Un’antropologa fra le streghe «Erano mediche di famiglia»

Ai dubbiosi va subito chiarita una cosa: Michela Zucca avrà anche capigliatura da strega e orpelli da strega, ma non è una strega. S’è mai vista una fattucchiera che tiene appeso il tricolore sull’uscio? La bandiera italiana fa bella mostra in mezzo ai rampicanti che coprono le vecchie mura del suo appartamento senza pretese al pianterreno di una casetta di Cinisello Balsamo, nell’hinterland milanese. Di sicuro la professoressa Zucca, antropologa che ha insegnato nell’Alta scuola pedagogica di Locarno, nelle Università di Torino e della Valle d’Aosta e oggi tiene seminari all’Università della Svizzera italiana, è forse la massima studiosa di «donne delinquenti», per stare al titolo di un suo saggio, e cioè streghe, eretiche, ribelli, rivoltose, tarantolate.
Già alla Statale di Milano prometteva bene: si laureò in storia con la tesi Storia della sifilide nell’esercito dal 1861 al 1915, che, come titolo, non suona granché bene nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia. In realtà doveva essere un’indagine sulla prostituzione. Siccome in Italia la storia della vita privata non è mai stata materia di studio, Michela Zucca decise di acquisire un metodo di ricerca frequentando l’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Dopodiché è diventata antropologa sul campo esplorando lo sciamanesimo e il vuduismo fra Haiti, Giamaica, Colombia e Perù. In quest’ultimo Paese, nella selva amazzonica di Pucallpa, ha potuto osservare da vicino i fenomeni allucinatori provocati dall’ayahuasca, che si ottiene facendo bollire una liana, la Banisteria caapi, e un arbusto, la Psychotria viridis. «L’intruglio viene bevuto dagli sciamani, che poi restano sdraiati a terra 8-9 ore incapaci di muoversi e di controllare gli impulsi corporei, per poter entrare in contatto con gli spiriti e ottenere così suggerimenti sulle cure mediche da praticare nella comunità. In pratica è la comunità che ti sceglie come sciamano e lo sciamano si autosacrifica per la comunità. Il bimbo che manifesta il “segno”, cioè la capacità di comunicare con l’aldilà, viene separato dalla famiglia, avviato al consumo dell’ayahuasca e confinato per almeno due anni nella foresta, dove non deve entrare in contatto con nessuno e si nutre solo di pesce senza sale e banane».
Dagli sciamani alle streghe il passo è stato breve. «Sulle Alpi e sui Pirenei queste donne esercitavano la funzione sciamanica facendo uso di pomate allucinogene. Le loro ricette si rintracciano nei verbali dell’Inquisizione: mischiavano la belladonna, lo stramonio e la cicuta con grasso di maiale, subito identificato dai loro persecutori come grasso di neonati nati morti o non battezzati. Le streghe ricorrevano agli unguenti perché i decotti avrebbero avuto una tossicità mortale. L’effetto allucinogeno veniva raggiunto spalmando le pomate nelle parti del corpo più irrorate dai vasi sanguigni. Lo scopo era sempre lo stesso: il volo sciamanico. Purtroppo le streghe furono interrogate sotto tortura e costrette a riferire che si congiungevano col diavolo; una balla che raccontavano abitualmente pur di sottrarsi ai supplizi prima del rogo finale. Ma nei documenti dei primi processi, celebrati a partire dal 1200, si legge chiaramente che le streghe inseguivano una divinità femmina, la quale insegnava loro come usare le erbe per curare. In pratica sono state delle mediche di famiglia ante litteram. E del resto quale medico, fino alla metà del secolo scorso, si sarebbe avventurato sulle Alpi a curare la povera gente?».
Se erano delle benefattrici, perché vennero perseguitate?
«Perché praticavano l’antica religione antecedente al cristianesimo, quella della dea madre. Un culto della natura assai simile allo sciamanesimo, lo stesso ancor oggi presente nella più vasta porzione del pianeta: in gran parte dell’Africa, in America Latina, in Nord America, in Canada, in tutta la Siberia, in Mongolia. Nella Repubblica popolare di Tuva, che fa parte della Federazione russa, lo sciamanesimo è religione di Stato. Col regno del terrore inaugurato da Stalin gli sciamani furono deportati in massa sul Mar Nero, dove morivano di caldo oppure uccisi con esecuzioni sommarie, in quanto ritenuti non assimilabili e non rieducabili».
Come cominciò la caccia alle streghe?
«Con il rogo di Giovanna d’Arco e Margherita Boninsegna, nativa di Cimego, in Trentino, compagna di Fra’ Dolcino, eroine di una stregoneria dalla valenza politica, antisistema. E culminò fra il 1400 e il 1600, con un’ecatombe che rappresenta l’altra faccia, quella buia, del Rinascimento».
«Antisistema» che significa?
«I primi processi alle streghe non furono per veneficium, avvelenamento, bensì per coniuratio, congiura. Dallo studio delle filze, cioè gli alberi genealogici, s’è scoperto che le contadine dell’arco alpino spacciate per streghe si sposavano molto tardi e facevano pochi figli. Significa che erano in grado di praticare il controllo delle nascite, reso obbligatorio dalla scarsità di risorse alimentari. Ma la rivoluzione urbana aveva bisogno di braccia per costruire belle città e per fare le guerre. Ora se una donna di montagna partorisce 13 figli e può sfamarne solo un paio, significa che gli altri 11 scenderanno in città a lavorare o a combattere. Ma se ne fa solo due, scardina il sistema».
C’è chi teorizza che le streghe siano state sterminate perché con i loro rudimentali saperi insidiavano due categorie che si andavano professionalizzando: i medici e il clero.
«Una persecuzione di quella portata ebbe dei costi enormi. Se venne fatta, non fu certo per confiscare le proprietà alle streghe, che erano giudicate delle miserabili allucinate. Burcardo, vescovo di Worms, nel penitenziale compilato fra il 1008 e il 1012 sanzionava con 10 giorni di digiuno la “raccolta di erbe medicinali recitando formule magiche”. Un peccato veniale».
Quante ne furono bruciate?
«Non s’è mai saputo. Teoricamente si sarebbe dovuta tenere una contabilità, visto che l’Inquisizione inaugura il processo moderno, verbalizzando le dichiarazioni dell’imputata e le conclusioni del giudice. Ma alla fine i verbali venivano segretati e trasmessi a Roma, dove se ne sono perse le tracce. Inoltre moltissime furono bruciate senza processo, tanto che negli archivi della Mesolcina, nei Grigioni, e delle Centovalli, nel Canton Ticino, si conservano le lettere del cardinale Federigo Borromeo, l’arcivescovo citato nei Promessi Sposi che gestiva il tribunale inquisitoriale di Milano, in cui ordina ai balivi svizzeri di smetterla con le stragi di donne».
Un uomo giusto.
«La giustizia non c’entra, e neppure la bontà. Semplicemente il porporato voleva tenere sotto controllo la situazione. Tant’è che un prevosto della Val Poschiavo accusato di celebrare messe nere viene inquisito non quando spariscono alcune ragazzotte, bensì le vacche, rubate per essere cotte allo spiedo durante le orge. Una spedizione parte da Milano su ordine del Borromeo, rapisce il prete e lo porta di notte nella città ambrosiana, dove viene processato e arso vivo in piazza Vetra».
Secondo l’Enciclopedia della stregoneria pubblicata negli Stati Uniti da 170 tra i migliori specialisti della materia, le streghe ammazzate in tre secoli e mezzo furono dalle 30.000 alle 40.000. Quindi, nella peggiore delle ipotesi, 114 l’anno.
«No, assolutamente. Furono come minimo 300.000, per arrivare a qualche milione».
Come fa a dirlo?
«È un rapporto che si basa sui dati custoditi negli archivi comunali della Svizzera, dai quali si desume che il 10 per cento della popolazione delle comunità alpine sia stato inquisito per stregoneria».
Benedetto Croce assolse l’Inquisizione. Nella Filosofia della pratica si legge: «La santa inquisizione è veramente santa, e vive perciò nella sua eterna idea: quella che è morta era nient’altro che una sua contingente incarnazione storica. E anche questa incarnazione contingente dovette essere, per un certo tempo, giustificata e benefica, se popoli interi la invocarono e difesero, se uomini di altissimo animo la fondarono e severamente e imparzialmente la ressero, e gli stessi avversari la applicarono per loro uso, onde Roma cristiana perseguitò gli eretici, così come Roma pagana aveva perseguitato i cristiani, e i protestanti bruciarono i cattolici, così come i cattolici bruciarono i protestanti... Di questa disciplina nessuna società può fare a meno».
«Allora assolviamo anche Stalin. Il mondo è pieno di uomini che costruiscono lager per il bene comune».
Qual è stato il corrispettivo italiano del famoso processo alle streghe di Salem celebrato nel 1692 nell’omonimo villaggio del New England?
«Quello fu uno solo. Da noi ve ne furono talmente tanti... In Val Camonica, allo Sciliar e a Coredo in Trentino, a Milano, a Como, a Mirandola, nel Cuneese. I più tragici, celebrati fra il 1587 e il 1589 a Triora, in Liguria, servirono a coprire le attività illegali dei coniatori di monete false».
Tutti rimproverano alla Chiesa le terribili colpe dell’Inquisizione. Ma nessuno ricorda che è stato il cristianesimo a liberare il mondo dai sacrifici umani.
«Nello sciamanesimo il sacrificio umano non esiste. Sono pochissime le religioni in cui esso viene praticato. Esisteva fra i Maya in Messico e in Cina. Fra i Celti la soppressione dei criminali avveniva con un rito sacrificale, ma dopo che erano stati condannati in un processo».
I protestanti furono assai meno teneri dei cattolici, con le streghe. Il codice penale ispirato da Calvino e promulgato a Ginevra portò nel 1545 all’esecuzione in piazza di 34 stregoni in soli tre mesi.
«Protestanti e cattolici si sbudellavano allegramente, ma collaboravano con solerzia per catturare le streghe che espatriavano. Certo dai riformatori calvinisti ci si sarebbe aspettata maggiore tolleranza. Così non fu, anzi!».
Secondo lo studioso Francesco Agnoli la stregoneria è figlia del neopaganesimo rinascimentale, quello che si nutrì di emerologia (calcolo dei giorni nefasti), epatoscopia (lettura del fegato di animali), litobolia (lettura delle pietre), palmomanzia (lettura dei movimenti involontari dei muscoli), cleromanzia (lettura di segni particolari scelti a casa), piromanzia (lettura del fuoco), capnomanzia (lettura delle spirali del fumo), metoscopia (lettura della fronte), e poi astrologia, chiromanzia, negromanzia, fisiomanzia, geomanzia, teratoscopia.
«Tutte pratiche delle classi agiate e urbane, che non avevano alcun rapporto con l’ambiente popolare alpino. È solo chi ha molto potere che tende a considerarsi onnipotente e quindi a far di tutto per acquisire una capacità di comando sulle forze della natura che sfuggono al suo controllo. Rimasi sconvolta quando conobbi l’astrologa personale di Bettino Craxi e della dirigenza del Psi. Ma anche i politici di oggi fanno la fila dalla chiromante. Potrei citarle nomi e cognomi».
Una strega vera l’ha mai incontrata?
«Di donne che curano e che parlano con gli spiriti sì, ne ho incontrate. Ma la credenza religiosa e il volo sciamanico mediante l’assunzione di sostanze psicotrope sono andati distrutti. Le ultime ricette risalgono al XVIII secolo».
Perché civette, gatti neri, rospi, pipistrelli sono associati alle streghe?
«La civetta è legata alla dea madre: era sacra ad Atena. Il gatto è sempre stato caro alle popolane, perché resta in casa da solo mentre la donna va al lavoro nei campi; fu l’ultimo a essere addomesticato, prima le signore giravano con i mustelidi, come testimonia la Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci. Il rospo ha nella pelle una sostanza, la bufotenina, dagli effetti allucinogeni. Il pipistrello vola di notte. Altri animali associati alle streghe non erano altro che la riserva proteica gratuita offerta dalla foresta, a cominciare dalle lumache».
Le streghe fanno ancora paura?
«No. Quando vado a tenere conferenze nei paesi alpini, di solito partecipa anche il prete. E, del resto, santi come padre Pio da Pietrelcina, che curava ed era soggetto a fenomeni di levitazione, e Teresa d’Avila, che andava in estasi, non erano forse figure in qualche modo sciamaniche?».
I tempi cambiano. Giacomo B. Andrews in Stregonerie napoletane scrive: «Il napoletano ha una religione e un governo occulto nella stregheria e nella camorra».
«Quelle di montagna sono società egualitarie, in cui il potere è diffuso e la proprietà privata ridotta all’osso. Lì le streghe curano e basta, non ti leggono le carte, non ti predicono il futuro.

Invece nelle società urbane, stratificate, di classe, la casta che comanda ha bisogno d’essere continuamente rassicurata da maghi e indovini. Perché il potere ha un’unica paura: d’essere destituito».
(558. Continua)
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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