Anziani in gita dirottati alla convention di Prodi

Massimo Malpica

«Gli impresentabili sono altri, non Luxuria». Ci aveva già provato un mesetto fa Maurizio Gasparri a cancellare l’immagine di An come partito omofobico. L’ex ministro delle Comunicazioni aveva intimato alla propria parte politica il «cessate il fuoco» sul candidato transgender di Rifondazione, invitando a dirigere piuttosto gli strali sul candidato transfugo, Domenico Fisichella, passato alla Margherita. Ma il suo appello è caduto nel vuoto, così come sono caduti sul palco, senza fortunatamente «mietere» vittime, i finocchi lanciati contro Vladimir Luxuria due sere fa a Guidonia dalla decina di manifestanti guidati da due esponenti locali di An: il presidente del circolo «Collefiorito» Mauro Lombardo e il consigliere circoscrizionale Ernelio Cipriani.
Eppure lo striscione da «osteria numero mille» («Ieri falce e martello, oggi falce e pisello»), il lancio di ortaggi e gli insulti non hanno raccolto proseliti nel partito di Gianfranco Fini. Anzi. A poche ore dall’«attacco», il commissario della federazione dei circoli di Alleanza nazionale della provincia di Roma, Francesco Proietti Cosimi, ha bollato il gesto come «incivile», prendendo le distanze da comportamenti discriminatori. E presentando ai due tesserati un conto salato: la sospensione cautelativa dal partito. «Il provvedimento - recita il comunicato - è stato assunto a seguito della incivile contestazione di cui è stata vittima l’esponente di Rifondazione comunista, Vladimir Luxuria, e prevede la diffida ad agire in nome e per conto di An, nonché il divieto di frequentare le sedi del partito».
L’ultima frontiera del «nuovo corso» di An ha l’effetto immediato di disarmare la polemica politica. Fausto Bertinotti e Pietro Folena plaudono all’iniziativa di Alleanza nazionale, che «dimostra che c’è una capacità di reazione democratica per isolare i violenti». E la stessa Luxuria accoglie con soddisfazione la notizia del cartellino rosso per i due registi della contestazione: «Bene - commenta - sono contenta, mi sembra che sia giusto che ci sia qualcuno che sia pronto a riportare la campagna elettorale a toni civili». Addirittura, mentre la nota di Proietti Cosimi parla della candidata di Rifondazione al femminile, l’ambiguità di genere, di cui peraltro Vladimir ha fatto una bandiera, gioca un brutto scherzo all’Ulivo, che mette nero su bianco l’invito alla coloratissima Luxuria perché «resti saldo nel suo impegno politico».
Ma proprio da sinistra arriva una bordata su Vladimir. Per Helena Velena, transgender bolognese, simpatizzante per la Rosa nel pugno, la candidata del Prc è «politicamente indifendibile» e non merita solidarietà, «ma molto molto disgusto». «La Lecciso del centrosinistra - attacca Velena - per coprire il suo totale vuoto programmatico, e l’assoluta mancanza di un pensiero che sia uno di sinistra, pensa di costruirsi una credibilità soltanto come novello “martire dei froci”».

«Abbiamo sempre pensato che “più nemici più gloria” fosse uno slogan fascista», insiste Helena Velena, «ma ora scopriamo essere invece il motto di chi berlusconiano lo è nel sangue e nel portafoglio, anche se finge di essere momentaneamente di sinistra per esclusiva convenienza economica».

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