Cronaca locale

APERITIVO miscelato di jazz Al Manzoni la tromba di Douglas

L’eclettico compositore nativo del New Jersey replica poi la sera all’Auditorium

Franco Fayenz

Dave Douglas, trombettista e compositore nativo del New Jersey, ha oggi 43 anni ed è al centro della ribalta da quando ne aveva 30: ovvero, pressappoco, da quando ha cominciato a dirigere complessi da lui diretti e ad incidere dischi a suo nome. Sostengono numerosi critici che da quel momento Douglas abbia pubblicato troppi cd e abbia tenuto troppi concerti. È facile rispondere che oggi è impossibile comportarsi in questo modo se non si riesce a stare sul mercato, soprattutto per quando riguarda i concerti: se Douglas suona spesso e ovunque, vuol dire che lo richiedono. Domani mattina alle 11 è a Milano al Teatro Manzoni per Aperitivo in Concerto con Donny McCaslin al sax tenore e soprano, Uri Caine al piano elettrico, James Genus al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria. Il concerto si replica alle 21 presso l’Auditorium di corso San Gottardo, nel quadro di una nuova iniziativa di collaborazione fra Aperitivo e il Teatro Franco Parenti: questo teatro è in ristrutturazione e quindi svolge attività in altre sale milanesi. La discografia di Douglas è realmente assai nutrita e appoggiata a molte etichette diverse, fino all’opportuna e significativa decisione di produrre i cd in proprio mediante la fondazione della Greenleaf (se poi si aggiungono gli album nei quali Douglas è un semplice comprimario, diventa poco meno che sterminata, ma da questo settore si può prescindere). E tuttavia, ecco un’altra e più importante obbiezione: mettiamo pure che l’attività di Douglas sia, per l’aspetto quantitativo, al limite dell’eccesso. Ma sempre, ogni volta, il compositore propone, esplora, scandaglia qualcosa di nuovo o di diverso, rischiando in proprio e ottenendo risultati interessanti: nella sua musica aleggiano il klezmer e il folk balcanico, la contemporaneità europea e l’hard bop, ma le radici evidenti sono comunque quelle del bebop di Charlie Parker e di Dizzy Gillespie.
Lo dice bene anche Claudio Sessa nel programma di sala del Manzoni, dove osserva che la sua eterogeneità «non è in contraddizione con una rara finezza di elaborazione». In altre parole, egli «riesce (...) da un lato a nutrirsi della tradizione del jazz e dall’altro a trascenderla per costruire una proposta che si proietta nel futuro». E più oltre: Douglas «è fra i pochi jazzisti oggi in grado di bilanciare l’eclettismo con la coerenza e l’originalità, riuscendo a mettere d’accordo, caso più unico che raro, neo-boppers e cultori dell’avanguardia». Giova comunque ricordare che Douglas si è imposto all’attenzione dei jazzofili prima di tutto con le sue doti straordinarie di trombettista di stampo davisiano e nello stesso tempo originale.

Nessuno ha dimenticato il giovane virtuoso che, nei primi anni Novanta, si poneva sul palcoscenico del Tangram, un club milanese futuribile che ora non c’è più, dei problemi tecnico-espressivi di audacia estrema e li risolveva con facilità irrisoria.
Aperitivo in concerto con Dave Douglas al teatro Manzoni domani alle 11

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