Appalti e contratti comunali pilotati Ecco perché ora i politici tremano

INTERCETTATO Nugnes, morto suicida, sapeva che le sue conversazioni erano nel fascicolo

nostro inviato a Napoli

Un sistema di potere radicato a tutti i livelli per gestire e controllare appalti e contratti del comune di Napoli: dai bandi delle gare «Global service» per la manutenzione stradale e per la gestione dell’edilizia residenziale pubblica agli appalti per l’illuminazione e per l'arredo urbano, fino ai contratti di fornitura più piccoli e certamente meno vistosi. Le nuvole plumbee che oscurano il cielo sopra palazzo San Giacomo, sede dell’amministrazione guidata da Rosa Russo Iervolino, sono la metafora perfetta della bufera giudiziaria che incombe sull’amministrazione del capoluogo partenopeo.
Un temporale le cui avvisaglie avrebbero contribuito a spingere al suicidio Giorgio Nugnes, i cui funerali sono stati celebrati ieri a Pianura. L’ex pupillo del sindaco Iervolino, che lo chiamò in squadra nel 2006 come assessore alla Protezione civile e alla difesa del suolo e sottosuolo, non sarebbe stato preoccupato soltanto dal suo coinvolgimento nell'inchiesta sugli scontri per impedire la riapertura della discarica di Pianura a gennaio scorso, ma anche dalle voci, insistenti, di questa maxi-indagine che punta diretta ai piani alti dell’amministrazione cittadina.
Fu proprio lui tra l’altro, nel marzo del 2007, a firmare la deliberazione sul Global service per la manutenzione integrata del patrimonio stradale di Napoli. Delibera peraltro approvata, ma poi mai messa a bando per la mancanza di fondi in bilancio. E tra le persone intercettate dai pm partenopei c’era anche l’ex assessore, come ci sarebbero anche altri componenti della giunta.
Il fascicolo è affidato a due pm, Vincenzo D’Onofrio e Raffaele Falcone, in forza alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ma la camorra non c’entra. Solo in una prima fase si erano ipotizzate ingerenze dei clan nella gestione di appalti pubblici sulla base delle prime intercettazioni di questa inchiesta, nata a Santa Maria Capua Vetere e in seguito trasferita a Napoli. Ma la presenza della criminalità organizzata è evaporata rapidamente prosciugando questo filone, mentre la convinzione che appalti e contratti fossero comunque pilotati in maniera sistematica si è fatta via via più concreta. Insomma, secondo la procura di Napoli l’intreccio tra affari e politica in città non avrebbe avuto alcun bisogno della camorra per mettere in piedi quello che, secondo gli inquirenti, era un sistema ben oliato per spartirsi e orientare secondo convenienza i contratti - e i relativi soldi - affidati dalla macchina comunale.
L’unica ipotesi di reato contenuta nel fascicolo, che è rimasto comunque nelle mani di D’Onofrio e Falcone, al momento è quello di turbativa d’asta. Ma i nomi iscritti nel registro degli indagati sono molti ed eccellenti: politici, assessori, imprenditori. Dalla procura si nega l'esistenza nell'immediato di richieste di custodia cautelare, una notizia che aveva contribuito a elevare il clima di tensione in città. Clima già al calor bianco dopo il drammatico suicidio di Nugnes, arrivato nella stessa giornata in cui Enrico Cardillo, assessore al Bilancio con delega alle società partecipate del Comune (e indagato a ottobre scorso per una vicenda legata all’affidamento di alcune consulenze), aveva rassegnato le dimissioni dalla giunta Iervolino dichiarando di voler tornare a dedicarsi allo studio dell’urbanistica. I tempi intanto si accorciano: a giorni potrebbero partire gli avvisi di chiusura indagine.

Tra i maxiappalti su cui si concentrerebbe l'attenzione degli inquirenti, ci sarebbe anche la gestione del patrimonio edilizio del Comune, affidato alla Romeo Immobiliare ininterrottamente dal 1989. Un contratto peraltro finito spesso al centro di contestazioni politiche (e di inchieste) anche negli anni passati. Ma le società coinvolte nell’ormai prossimo terremoto giudiziario sono molte di più.

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