Gli appalti «sospetti» della Sta

Gargano (Fi): «Avvalorati i dubbi dell’opposizione sui metodi di gestione della società»

Stefania Scarpa

La Sta, l’Agenzia per la mobilità nata e cresciuta all’ombra delle giunte capitoline rosso-verdi, affida incarichi tecnici con metodi a dir poco «non trasparenti». Vale a dire centinaia di migliaia di euro spesi in consulenze ed esami tecnici affidati a professionsiti e società di servizi, il cui incarico viene assegnato senza rispettare le normative vigenti. Ad affermarlo è l’Autorità per la Vigilanza sui lavori pubblici che, senza mezzi termini, in una nota ufficiale, aggiunge: «I procedimenti sono carenti in relazione alle forme di pubblicità richieste dalla normativa vigente per l’importo degli incarichi da conferire». Non solo. L’Authority richiama la Sta «a una più scrupolosa osservanza delle disposizioni in materia e il Comune di Roma a un controllo più attento sulle procedure adottate dalle società controllate». Un richiamo che non si limita alle parole ma che è già finito, corredato da un fitto dossier, ai magistrati della Corte dei conti che dovranno valutare, di fatto, il danno subito dalle casse comunali (e quindi dai cittadini romani) e indicare le eventuali responsabilità amministrative e penali. L’indagine su Sta va avanti da alcuni mesi. La Società, integralmente posseduta dall’Atac , il cui intero pacchetto azionario è, a sua volta, di proprietà del Comune di Roma, si legge nella nota, «integra un modello di organizzazione dei servizi pubblici in base al quale la prestazione del servizio è affidata dall’ente locale a una società di capitali, interamente controllata dall’ente sia sotto il profilo dell’assetto proprietario (capitale interamente pubblico), sia sotto il profilo del controllo di gestione (controllo analogo a quello che l’ente esercita sulle proprie strutture interne), con la conseguente ammissibilità dell’affidamento diretto dei servizi e dei lavori a essi connessi, secondo lo schema ormai noto dell’in house providing (gestione in proprio)». Pur prendendo atto che alcuni interventi, per la loro complessità e ampiezza possano aver ragionevolmente richiesto l’apporto di diverse professionalità e che, in tali casi, sarebbe risultato particolarmente oneroso, in termini di costi, tempi e impegno della struttura organizzativa, procedere alle pubblicazioni di numerosi bandi a livello europeo, uno per ciascuna prestazione richiesta, la Società, rileva l’Authority, «avrebbe, comunque, potuto idoneamente garantire trasparenza e concorrenza con procedure conformi alle disposizioni legislative vigenti, adottando modalità operative semplificate».
L’indagine ha interessato principalmente i servizi di ingegneria e le attività tecniche di supporto agli stessi, che rivestono una parte rilevante dei compiti affidati dal Comune di Roma alla Società; tale indagine, si sottolinea, ha riguardato in particolare le attività tecniche strumentali alla realizzazione della Metropolitana di Roma, Linea C e quelle relative all’adeguamento della Linea A (III e IV stralcio funzionale), nonché altri incarichi di progettazione relativi alla realizzazione delle opere connesse ai piani particolareggiati di attuazione del Piano Generale del Traffico Urbano di Roma (Pgtu).

«Il fatto conferma un dato: quando denunciavamo la scarsa trasparenza della Sta avevamo ragione», così il commento di Giulio Gargano, consigliere regionale del Lazio (Fi), ed ex assessore ai Trasporti. «La Sta ha già conseguito risultati in molti casi discutibili. Ora si discutono pure i metodi. Occorre un’operazione trasparenza», conclude Gargano.

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