Sta uscendo di tutto da Firenze ma le intercettazioni su esponenti del centrosinistra, quelle no, fino a ieri non riuscivano a vedere la luce. A fatica le abbiamo scovate e dopo la «cricca» della Protezione civile, abbiamo scovato una «cricca di Veltroni». Lespressione utilizzata dal gip per laffaire Bertolaso («cricca» appunto) per descrivere le presunte malefatte dei protagonisti di quel «sistema gelatinoso» che tutto avrebbe corrotto e inquinato, si rifà a una serie di intercettazioni sbobinate proprio allinizio della mastodontica inchiesta che, almeno ai suoi esordi, sembrava dovesse portare al cuore del centrosinistra toscano e nazionale. Di «cricca» si parla ripetutamente nellinformativa del Ros del 13 gennaio 2008 che prende di mira la gara dappalto per la realizzazione dellAuditorium di Firenze che ad ottobre del 2007 viene inserito nel pacchetto delle opere da realizzarsi in occasione del 150° anniversario dellUnità dItalia. «Facendo così avviare - premette il Ros - la procedura dappalto attraverso cui si sceglierà in un sol colpo il progettista che firmerà lintervento e lazienda costruttrice che dovrà realizzarlo».
Dalle intercettazioni sulle utenze di alcuni indagati, in contatto con architetti, imprenditori, progettisti, componenti della commissione dappalto, politici tipo Gianni Biagi, già assessore allurbanistica, emerge uno spaccato di giochi di potere e colpi bassi interno al Pd. La sera del 21 dicembre, ad esempio, Vincenzo Di Nardo (personaggio cardine dellinchiesta Bertolaso) e Stefano Tossani della coop Unica «si scambiano battute circa le partecipanti alla gara. In particolare - continua linformativa - Di Nardo riporta delle considerazioni asseritamente apprese da Fabrizio Bartaloni riferite a un presunto scontro fra Consorte Giovanni, a cui è riferita la coop Cesi, e Campaini della Unincoop di Firenze: Ciao Stefano, scusami, ti volevo dire... eh ho visto Fabrizio, comè là? Cioè... lui dice... attacca per forza lEtruria (il Consorzio Etruria, ndr) perché la Cesi è la cooperativa di Consorte (...). Bisogna attaccare perché è una resa dei conti fra Consorte e Campaini».
Di Nardo si dà un gran da fare con la sua Bpt. Cerca appoggi a Firenze, e soprattutto a Roma attraverso un altro protagonista dellinchiesta-madre, Piscicelli. Sollecita interventi ma vuole restare nellombra. È preoccupato per lappalto. Alla vigilia di Natale viene rassicurato sul progetto e sulla posizione che terrà il Comune di Firenze, tanto che chiama lassessore Gianni Biagi per raccomandargli allusivamente il suo progetto. «Buon Natale, ciao caro, e che Gesù Bambino ti illumini... ». Di lì a poco Biagi finirà intercettato mentre parla al telefono di Talocchini (componente della commissione dappalto) insieme allingegnere Angelo Balducci, in quel momento ancora sconosciuto allopinione pubblica.
Quando si è ormai prossimi allapertura delle offerte economiche, Di Nardo ottiene rassicurazioni dallassessore Biagi: «Il progetto è buono, è fra i migliori tre». Non è il migliore. Di Nardo perde Firenze e perde pure Venezia. È un attimo. Sbotta al cellulare: «Questo è un appalto banditesco... a Venezia è stato uguale, lo stesso film. Punto e basta... cè un sottobosco romano che è fatto di gente che bazzica i ministeri (...). Qualcosa non torna! Perché quando uno si dà 55 a uno e 28 a noi, non torna nulla (...). Questa è scuola romana, sti romani vanno forte... Quello che decideva il bando è Balducci, che è lex provveditore alle opere pubbliche di Roma, luomo di Rutelli al ministero».
Pure larchitetto Casamonti, autore del progetto arrivato secondo, parlando con Di Nardo «esterna anchegli il sospetto che a monte - annota il Ros - negli ambienti romani, fossero maturati accordi per orientare laggiudicazione». Testuale dalla voce di Di Nardo: «Io so comè andata, sono stati tutti pilotati». Casamonti rilancia: «Eh certo! È Veltroni, quellarchitetto è di Veltroni, Desideri, limpresa è di Veltroni e il sindaco Domenici ha preso gli ordini da Veltroni, è una vergogna, ma che ci vuoi fare?». (...) Di Nardo: «Lerrore è stato pensare alla città di Firenze, non a Roma e ai corrotti». (...) Sintromette Casamonti: «... E questi della commissione erano imbarazzati, non sapevano come fare. Veltroni ha chiamato Domenici, Domenici Biagi e Biagi (...) e poi hanno avuto il massimo dei voti su tutto! Ma dài!». Di Nardo è un fiume in piena, lancia accuse pesanti - ovviamente tutte da verificare - che il Ros trascrive parola dopo parola: «Senti Marco (Casamonti, ndr). Primo, sono dei banditi. Secondo, sono più bravi. Perché vedi, io ho scelto Arata Isozaki (fra i più celebrati architetti mondiali, ndr) e loro hanno scelto larchitetto di Veltroni, e questa è unaltra cosa. Che cazzo vuol dire Isozaki? Nulla in questo mondo qui... ». Non si dà pace, Di Nardo. Con chiunque parli ripete sempre il medesimo ritornello aggiungendo, ogni volta, particolari agghiaccianti. I carabinieri lo intercettano anche mentre si confida segretamente con unamica: «Sai...
Appalti, spunta la «cricca di Veltroni»
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