Appello del presidente ai tifosi: «Tornate a riempire l’Agorà»

Di Canossa: «La squadra lo merita. Il sogno? Torino e Varese in A»

Appello del presidente ai tifosi: «Tornate a riempire l’Agorà»

La nota dolente dei Vipers di inizio 2007? Alvise Di Canossa, presidente rossoblù, la chiama «il lamento del cassiere». Perché il cassiere è l'uomo per cui una buona partita è quella con tanti biglietti staccati. E che di recente, con l'hockey, si è divertito poco. Dunque, si lamenta. «Siamo soddisfatti della stagione fin qui vissuta dalla squadra ma la nota negativa è lo scarso afflusso di pubblico all'Agorà», ammette Di Canossa. «Il campionato è questo, comunque più equilibrato che in altre edizioni e capace di regalare partite divertenti: anche i nostri giocatori vorrebbero vedere più tifosi».
Il Milano conta 530 abbonati (dato in crescita) e dichiara una media di un migliaio di presenze alle gare interne, in calo rispetto all'anno passato, soprattutto nelle sere feriali. «Funzionano» servizi come la diretta streaming delle partite casalinghe sul sito del club, con punte di 600-700 collegamenti, ma preoccupano gli spalti vuoti. Il ripetitivo snodarsi di un lunghissimo torneo a nove squadre, il livello tecnico non abbagliante, paradossalmente - ma non troppo - pure i cinque scudetti in fila vinti dai Vipers negli ultimi anni sono fattori che non aiutano. Soprattutto nella «caccia» al non-abbonato che, per ogni incontro, ha una possibilità di scelta fra biglietti da 10, 18 o 35 euro. È l’eterna scommessa, ampliare la base del pubblico, farlo «innamorare», che lo sport milanese extra-calcio deve vincere per sopravvivere. «L’Agorà mostra i suoi anni», aggiunge Di Canossa. «L’ideale sarebbe ospitare gli appassionati in un impianto più caldo. Ma questo problema non è di oggi. La vera necessità è dare un altro respiro al campionato». Il numero uno del Milano parla allora da presidente della neonata Lega delle società di hockey.

«Ho davanti a me diciotto mesi di lavoro in questa veste, è una carta che voglio giocarmi fino in fondo per vedere se è davvero possibile sviluppare il movimento, ad esempio arrivare a una serie A con 12 squadre che recuperi Torino e Varese. Altrimenti lavorare per l'hockey diventerebbe una fatica inutile». E non si lamenterebbe solo il cassiere.

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