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Appena vinto nelle Regioni «rosse», il Pd conserva il «vizietto» di far fuori gli alleati

«Sinistra, Ecologia e Libertà» sulle barricate: in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria gli uomini di Bersani litigano tra di loro e vogliono prendere tutto per sé. «Se pensano che il nostro 3,3 per cento non conti proprio nulla, sbagliano di grosso», minaccia Fabio Mussi

Non basta vincere poco. Anche in quel poco, bisogna dimostrare di saper vincere. Il Pd, attanagliato da una crisi senza precedenti a livello nazionale, sta inciampando nei soliti errori anche a livello locale.
In alcune delle Regioni che il partito di Bersani è riuscito a conservare alle ultime elezioni (segnatamente Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria), la lezione ricevuta non è servita a niente. Restano le divisioni e la tracotanza di sempre. Così, passata la buriana, i pidini hanno ripreso a litigare tra di loro e, nel contempo, a far la voce grossa con gli alleati minori per riuscire a quadrare i conti delle poltrone. Continua, cioé, quella «cannibalizzazione» della sinistra che ha dimostrato, alla fin fine, di rendere più debole anche il partito di Bersani.
Un atteggiamento che i vertici di Sinistra, Ecologia e Libertà hanno denunciato ieri forte e chiaro, per bocca di Fabio Mussi, che fa parte del coordinamento nazionale della formazione che fa capo a Nichi Vendola. «La formazione delle giunte delle Regioni nelle quali ha vinto il centrosinistra non va bene - ha spiegato Mussi -. Ce ne sono di importanti dove sembra che il Pd abbia già deciso di escluderci. Ma sbaglia di grosso». Secondo l'esponente di Sel «se si vuole ricostruire, poco alla volta, una coalizione che fermi l'avanzata, finora incontrastata, della destra, tutti gli alleati sono importanti, e la sinistra è fondamentale». Non sarà possibile costruire un nuovo centrosinistra vincente ed alternativo al centrodestra berlusconiano, ha detto Mussi, «emarginando un partito che attualmente è la terza forza del centrosinistra». Un 3.3 per cento su base nazionale, che «sarà pure considerato poco», ma «non pare né prudente né intelligente» metterlo fuori gioco.
Solo una questione di poltrone? No, risponde Mussi. «Non abbiamo bisogno di posti: avessimo avuto passione per le poltrone, avremmo fatto un'altra scelta già da tempo. Quanto altro vuol perdere il Pd, prima di capirlo?». L'unica cosa che merita una censura, a proposito di queste lagnanze di Sel, sta forse soltanto nel richiamo all'«intelligenza».

In largo del Nazareno, sede del Pd di Bindi, Letta e Franceschini, si sono guardati negli occhi e non hanno proprio capito che cosa volesse dire.

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