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Approvato il dl anticrisi, Pdl battuto su odg Pd Confidustria: "Quattro miliardi non bastano"

Decisiva l'astensione della Lega su un odg del Pd: tutti i sindaci, come quello di Roma, esonerati dal rispetto del vincolo per gli investimenti. Ma il decreto passa comunque. Gli industriali: "Insufficienti 4 miliardi"

Approvato il dl anticrisi, Pdl battuto su odg Pd Confidustria: "Quattro miliardi non bastano"

Roma - La Lega minaccia, la Lega fa. Governo battuto in aula alla Camera su un ordine del giorno al decreto legge anticrisi, decisiva l'astensione del Carroccio. L’odg riguarda il rispetto del patto di stabilità per gli enti locali. Si tratta di un ordine del giorno del Pd che "impegna il governo a valutare la possibilità di escludere dai saldi utili del patto di stabilità interno degli enti locali i pagamenti a residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa a fronte di impegni regolarmente assunti ai sensi dell’articolo 183 del testo unico degli enti locali". L’odg è a firma, tra gli altri, della deputata del Pd Paola De Micheli e del deputato Pier Paolo Baretta. Insomma, le stesse richieste avanzate ieri dal Carroccio per i suoi 200 sindaci dei Comuni del Nord.

Decreto approvato Via libera della Camera al decreto legge anticrisi: i voti favorevoli sono stati 283, quelli contrari 237, le astensioni 2. Il provvedimento, che scade il 28 gennaio, passa ora all’esame del Senato.

La Lega tranquillizza il governo La Lega voterà sì al decreto anticrisi anche se contiene dei punti su cui c’è disaccordo. Lo ha confermato il capogruppo Roberto Cota. "Voteremo sì perché la Lega sostiene il governo e in questo provvedimento ci sono cose importanti anche se ci sono dei punti di disaccordo come la deroga per il Comune di Roma sul patto di stabilità" ha spiegato Cota difendendo la protesta dei Comuni del nord ai quali non è concessa la stessa deroga. Sulla fibrillazioni nella maggioranza l’esponente del Carroccio sdrammatizza: "È una normale dialettica, è giusto che ci sia", ma "non possiamo far cadere il governo perché sta facendo un’azione positiva come la riforma sul federalismo fiscale".

Cicchitto: "Siamo tranquilli" "Il governo è fondamentalmente tranquillo, in una situazione in cui c’è una normale dialettica politica tra le forze che lo compongono, ma senza elementi di strappo". Lo assicura il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, rispondendo ai giornalisti a Montecitorio. La fiducia "è stata elevatissima, 327 sì" ricorda, posta su "un provvedimento che è rivolto alle famiglie più indigenti, alle imprese, per gli ammortizzatori sociali e per il rilancio delle infrastrutture". Al contrario, ha sottolineato, "la linea della sinistra è astratta perché chiedono un punto in più di pil quando la Germania ne mette in atto 0,5, quindi metterebbe a rischio i nostri titoli di stato". E, aggiunge, "se guardiamo dall’altra parte, all’opposizione, vediamo dove stanno veramente elementi di crisi politica al limite dell’autodistruzione". In più, ha concluso, "Veltroni, che è protagonista della più grave disfatta della vita politica italiana non può venirci certo a dare lezioni".

L'Mpa non partecipa al voto "Il risanamento sta passando attraverso il sacrificio delle regioni del Mezzogiorno" dice Roberto Commercio, deputato del Mpa, annunciando la decisione del Mpa di non partecipare al voto sul decreto anticrisi in aula alla Camera prima del voto finale. Commercio si è detto favorevole al decreto ma non alla decisione di aver posto la fiducia. Commercio ha ricordato i tre emendamenti fondamentali presentati dal Mpa: il fondo di garanzia del microcredito per i disoccupati al Sud, incentivi per nuovi investimenti produttivi al Sud e un piano di infrastrutture nel Mezzogiorno. "Il Mpa non si riconosce nel provvedimento, che era nel prgramma elettorale e penalizza il Sud e dunque non partecipa al voto" ha concluso Commercio.

L'opposizione protesta Il dl anticrisi "non contiene una sola misura utile a contrastare la crisi economica: se il governo sta a guardare, galleggia, allora milioni di italiani pagheranno un prezzo altissimo". La denuncia è di Antonello Soro, capogruppo del Pd alla Camera, "nel giorno in cui l’Istat certifica il crollo della produzione industriale". La causa di questa "sottovalutazione" della crisi da parte del governo, a giudizio di Soro, "sta anche nelle difficoltà della maggioranza, che non emergono solo con il voto sul nostro ordine del giorno ma soprattutto nella fiducia posta sul dl per blindarlo rispetto alle divisioni della maggioranza: ci sono problemi seri che si cerca di nascondere al parlamento".

Veltroni e il me ne frego Walter Veltroni, parlando in aula alla Camera per la fiducia al dl anticrisi, ricorda la disponibilità data dal Pd a collaborare con maggioranza e governo per affrontare la crisi. Ma la risposta del premier Silvio Berlusconi fu "raggelante" con il suo "me ne frego" ricorda Veltroni. "Quando la crisi cominciò, io - scandisce il segretario del Pd - come molti altri leader dell’opposizione in Europa mi dissi disponibile a concorrere con la maggioranza per affrontarla e lo abbiamo fatto, con le nostre proposte, ma la risposta del premier fece gelare il sangue: 'Me ne frego'. In fondo è proprio questa la differenza più chiara e netta che esiste tra noi".

Alemanno: "Roma è diversa" "Il patto di stabilità per Roma non ha nessuna similitudine con altri comuni italiani. E questo perché una volta scorporato il debito pregresso previsto dal patto di rientro, è come se Roma fosse un nuovo comune". Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, commenta le proteste dei sindaci leghisti relativamente ai benefici concessi alla Capitale in tema di patto di stabilità. "Il patto di stabilità è in ogni caso un problema per tutti i comuni - ha spiegato Alemanno - e quindi dovrà essere rivisto, ma ciò, insisto, a prescindere da Roma".

Confindustria critica "In Italia occorre riallocare in fretta un ammontare di risorse ben maggiore dei circa 4 miliardi previsti dal decreto anti-crisi per il 2009". Lo afferma Confindustria nella congiuntura flash del Centro studi sottolineando che è necessario adottare riforme strutturali "che portino risparmi nei prossimi anni e accrescano la credibilità del Paese". Confindustria giudica "inadeguate" le azioni dei governi a livello internazionale "perchè lente, contenute, incerte, con tensioni e divisioni interne e tra i Paesi". In particolare è giudicato "controproducente" il tempismo delle decisioni tedesche. "I pacchetti di stimolo all’economia effettivamente adottati dai governi - afferma il Centro studi - sono ancora troppo modesti nell’ammontare e lenti nel varo per invertire la marcia della crisi. Molte misure erano già previste, altre sono annunciate". In dettaglio, per gli interventi in fase di elaborazione in Germania (50 miliardi di euro) e Usa (775 miliardi di dollari) "occorre fare presto perché stiamo entrando nel culmine della crisi".

Nell’Unione europea inoltre "l’efficacia degli stimoli fiscali è ridotta dall’insufficiente livello di coordinamento".

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