Un appunto inchioda la Gea e mette nei guai i figli di papà

Oltre 400 tra dirigenti, presidenti di A e B, calciatori, allenatori, procuratori: in pratica il Gotha del calcio nostrano sfilerà davanti ai giudici della decima sezione del tribunale di Roma per testimoniare al processo alla Gea World. Imputati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di illecita concorrenza con violenza e minacce e di violenza privata, compariranno in aula il prossimo 29 novembre: Luciano Moggi, il figlio Alessandro, Francesco Zavaglia, Davide Lippi (figlio dell’ex ct azzurro), Francesco Ceravolo e Pasquale Gallo. A inguaiare la Gea è stato un appunto, senza firma, trovato nella scrivania dell’ex ad Zavaglia il 9 marzo 2006, nel quale si invitano i collaboratori a non sbandierare il nome dell’ex dg della Juve, Luciano Moggi e ad evitare minacce ai calciatori «come già avvenuto in passato».

La circostanza è emersa ieri ed è stata la stessa decima sezione a dichiararne l’ammissibilità nel processo, in quanto considerato «corpo di reato». Ammesse pure le intercettazioni telefoniche sulla Gea da parte della Procura di Napoli, le circa 400 chiamate del calciatore Emanuele Blasi con l’ex procuratore Stefano Antonelli, attuale ds del Torino.

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