Apre un reparto specializzato nella cura della Facebook-mania

È nato come un semplice svago, un modo nuovo di tenersi in contatto. Poi però per alcuni è diventata una specie di fissazione. E adesso? Adesso la Facebook mania, se oltrepassa certi limiti, si cura direttamente in ospedale. Nelle prossime settimane il day-hospital di Psichiatria del policlinico Gemelli, con la collaborazione dell’associazione «La promessa», aprirà un ambulatorio ad hoc, rivolto a chi di Facebook (e degli altri social network) proprio non può fare a meno. A breve le prime visite. Il percorso riabilitativo prevede un ciclo di sedute di gruppo e se la situazione lo richiede è perfino contemplato il ricorso ai farmaci. Il problema, insomma, è dannatamente serio.
Peggio della nicotina. Dell’alcol. È come una droga, difficile smettere. La chiamano «amico dipendenza», dall’inglese «friendship addiction», ed è un disturbo che si contrae online. Una patologia di nuovo conio (individuata in tempi recenti da uno psicologo britannico) che si espande al ritmo di un’epidemia. E chi ne è affetto magari nemmeno sa di esserlo. Il più delle volte, anzi, trova perfettamente normale passare 24 ore su 24 attaccato a un innocuo (almeno apparentemente) social network e avere migliaia di amici in Rete, sebbene a conti fatti la maggior parte nemmeno sa chi siano. Il fatto è che chi soffre di questa malattia più amici ha e meglio si sente (come se ognuno corrispondesse a una «dose») e non importa se a rimpinguare il conto sono gli amici degli amici degli amici o dei perfetti sconosciuti.
Il drogato di Facebook aggiorna continuamente la propria bacheca, consulta ripetutamente la propria pagina e guarda costantemente quelle degli altri, stregato da una forma di voyeurismo alla quale non riesce a dire di no. Sono questi alcuni dei sintomi di quella che è a tutti gli effetti una malattia dell’epoca moderna, un virus che si prende stando fermi davanti al computer e che viene trattato alla stregua di qualsiasi altra forma di dipendenza. Perché come tutte le droghe annebbia il cervello, impedisce di lavorare e comporta crisi di astinenza. L’ambulatorio del day-hospital di psichiatria non accoglierà però unicamente gli «amico dipendenti», ma anche tutti gli internauti assuefatti che girano per il web con gli occhi rossi e tanto di occhiaie. Le forme di dipendenze legate a Internet, infatti, sono svariate.

Tra quelle più conosciute ci sono senz’altro i diversi tipi di «net compulsion», collegati al gioco d’azzardo online e allo shopping su Internet, la «cybersexual addiction», che fa riferimento all’uso compulsivo di siti dedicati alla pornografia, e la «computer addiction», che è la tendenza al coinvolgimento eccessivo in giochi virtuali di ruolo. Tra le new entry, oltre ai malati di Facebook, ci sono invece i tossici di Google (e dei motori di ricerca in generale) che ricercano ossessivamente informazioni sul web.

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