C'è anche un professore italiano, Fabrizio Bisetti, tra i 71 docenti chiamati da tutto il mondo a insegnare nella nuova università del sapere scientifico sorta nel deserto saudita, sulle rive del Mar Rosso, per volere del sovrano di Raid, re Abdallah, che la inaugurerà tra pochi giorni dopo tre anni di lavori. Il progetto è costato quasi due miliardi di euro.
L'apertura ufficiale delle porte della King Abdallah University of Science and Technology (Kaust) coincide con la festa nazionale della monarchia petrolifera. La cerimonia, cui sono stati invitati decine di capi di Stato stranieri, sarà trasmessa in diretta dalla tv di Stato e dal sito Internet del neonato centro d'eccellenza accademica.
Le selezione degli studenti è severissima. Solo il 15% dei giovani è saudita, ma tutti sono stati attratti dai corsi altamente qualificati in discipline scientifiche e tecnologiche e i programmi di ricerca congiunti attivati con alcune tra le più prestigiose istituzioni accademiche mondiali: dall'Università di Cambridge, all'Istituto francese per il petrolio, dall'Università internazionale di Singapore alla Stanford americana.
Numerosi i docenti di fama internazionale, provenienti da una sessantina di Paesi: soprattutto americani, ma anche giapponesi, britannici, francesi, tedeschi e un italiano: dal giugno scorso Assistant professor in ingegneria meccanica alla Kaust, Bisetti proviene da Stanford ed è uno dei numerosi cervelli fuggiti dall'Italia.
L'università potrebbe essere un'«isola di libertà» nel mare delle restrizioni della monarchia del Golfo: a differenza del resto del territorio saudita, all'interno del campus ledonne potranno guidare le auto, muoversi senza il tradizionale mantello nero e potranno mischiarsi liberamente agli uomini. Tranne che nelle residenze studentesche, distinte per i due sessi.
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