In Arabia Saudita una partita di calcio aiuta ad abbattere un tabù

È stato un giorno nero per l'Arabia Saudita quando la nazionale ha recentemente perso la 19ima coppa del Golfo: sconfitta 6 a 5 dall'Oman. Le sciarpe verdi dei tifosi si sono abbassate, lasciando spazio ai commenti nei talk show televisivi. I giocatori non hanno dato il massimo, l'allenatore ha fatto scelte sbagliate. Discutevano di questo e altro, pacatamente, sugli schermi del Saudi Sports Channel, alcuni ex giocatori, qualche ex allenatore assieme ai soliti commentatori sportivi. Poi, la regia avverte: è in linea una chiamata di un pezzo grosso, che vuole inserirsi nel dibattito da casa: il principe Sultan bin Fahd, presidente della Federazione calcio nazionale ma soprattutto il figlio dell'ex sovrano. Il principe inizia a parlare, con calma. Poi, si scalda e aggredisce i commentatori, immobili nelle proprie sedie, poco intenzionati a rispondere in pubblico a un membro della casa reale. Sultan se la prende con un ex allenatore presente, Jassim al Harbi, poi con un ex calciatore, Faisal Abu Ithnain. «Lavoriamo giorno e notte e tu stai seduto qui a chiacchierare in televisione. Non voglio più ascoltare queste cose. Ti ho sopportato abbastanza a lungo. Devi trattenerti. Devi comportarti bene. Non sei stato educato come si deve, ma noi possiamo educarti». In un Paese arabo, mettere in dubbio l'educazione familiare di una persona è assai offensivo. Abu Ithnain ha sbalordito i presenti e il pubblico a casa reagendo alla provocazione. Impassibile, senza alzare il tono della voce, ha risposto: «No, grazia e Dio siamo tutti stati educati bene e conosciamo i nostri limiti e le ripercussioni delle nostre azioni». Clic. Il principe riattacca e l'ex calciatore si trasforma in un eroe su Internet. Su Facebook un gruppo di quasi 3.000 persone discute dell'avvenuto. Qualcuno online ha perfino detto che l'ex calciatore con la sua risposta al reale «ha fatto storia» rompendo il tabù della deferenza verso la casa regnante. Lo stesso hanno detto alcuni commentatori sportivi. Un giornale nazionale, Al Medinah, ha pubblicato una vignetta con la caricatura di Sultan che dice: «Ignorate queste persone che chiacchierano non sapendo quello che dicono». Accanto una fila di muti commentatori con le scritte: «Critiche, opinioni, la verità, punti di vista, domande, analisi». L'episodio che ha creato il dibattito telematico arriva in un momento particolare per il Paese. Il sovrano Abdullah ha da poco stupito i suoi sudditi e molti osservatori esterni con un repentino e inaspettato rimpasto a livello governativo e amministrativo. Da giorni la stampa araba parla di «cambiamento» nel regno più immobile della regione, dove le donne non possono guidare, la polizia dei costumi pattuglia le strade. Il passo del sovrano è stato definito da un commentatore del giornale panarabo aSharq el Awsat «adrenalinico» per il Paese. Una donna, il dottor Nora Abdel Fayez, educata negli Stati Uniti, per la prima volta nella storia del regno è stata nominata vice ministro.

Il re ha introdotto cambiamenti all'interno del sistema giudiziario, educativo, religioso iniettando, scrive l'Economist, anche «sangue riformista» in alcuni settori chiave come quello scolastico. Ha per esempio licenziato il controverso capo della Corte suprema, Sheikh Saleh Luhaydan, che aveva in passato dichiarato necessario «uccidere» i propietari delle televisioni che trasmettevano contenuti «immorali».

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