Le arance di Rosarno: svendute nei campi, a peso d’oro in tavola

Le arance di Rosarno: svendute nei campi, a peso d’oro in tavola

Gli agrumi di Rosarno sono ottimi: dolci, succosi, sani. Ma da quando vengono staccati dalla pianta al momento in cui finiscono nei sacchetti della spesa, sono al centro di un sistema illegale, speculativo, marcio, che aumenta di sei volte il loro prezzo. Quando un cittadino compra le arance di Rosarno, paga un prezzo al chilo 474% più alto rispetto a quanto quelle stesse arance sono state pagate al coltivatore.

L’esplosione del prezzo «dal campo alla tavola - denuncia la Coldiretti - è causato da distorsioni e speculazioni. Nelle campagne le arance sono pagate in media 27 centesimi al chilo (e solo in questi mesi, dato che mediamente la quotazione per le arance vendute al di fuori dei consorzi arriva a essere di soli 10 centesimi al chilo, ndr), cifra al di sotto dei costi di produzione, ma il prezzo si moltiplica fino a 1,55 euro al chilo per i consumatori».

Schiacciati da un sistema che riconosce loro compensi neanche sufficienti a ripagare le spese sostenute, agli imprenditori agricoli calabri non restano che due alternative: rinunciare e chiudere l’azienda (negli ultimi dieci anni è andato perso per questo motivo il 42% del terreno coltivato ad agrumi) o abbassare ulteriormente i costi di produzione.

E spesso, quest’ultima opzione, si traduce con l’utilizzo di lavoratori in nero; proprio come quelli che hanno messo a ferro e fuoco Rosarno. «Va garantita la legalità - ha denunciato ieri il presidente della Coldiretti Sergio Marini - per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro».

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