Baskettopoli è una brutta storia, che amareggia un mondo in ribasso, dopo largento olimpico di Atene. Lo scandalo arbitrale fa venire in mente le battaglie degli anni 80 di Aldo Giordani, mitico direttore del settimanale Superbasket, che aveva elaborato una teoria pittoresca: gli arbitri fanno vincere ad alta percentuale la squadra più vicina alla propria città, provincia o regione.
Qui siamo in serie B2 e C1, categorie in cui la maggioranza dei cestisti fa pure un altro lavoro. I vertici arbitrali manovravano i risultati per semplice tornaconto personale, grottesche le conversazioni telefoniche intercettate. Il 15 maggio dello scorso anno, Giovanni Garibotti, presidente del comitato arbitri, poi dimissionario, telefona al figlio Matteo, dopo la finale playout che salvò il Cecina e mandò in C1 il Montevarchi. «Ho arbitrato casalingo - raccontava Garibotti junior -, al Cecina non ho fischiato un passi contro a morire, ogni volta che perdevano il pallone gli fischiavo fallo a favore». In premio una bella cena di pesce. «Siamo andati a mangiare nel ristorante del presidente del Cecina, ha pagato tutto lui».
Per carità, la cena offerta agli arbitri non è così inconsueta, negli sport minori. Nella pallamano ad esempio cè l'abitudine di andare a prenderli e riportarli in stazione: la società di casa gli offre la cena, questo però lo fanno tutti i club, alla luce del sole. Le designazioni di Garibotti erano proprio improntate al contraccambio dell'ospitalità. Ebbe un occhio di riguardo, ad esempio, con Porto Empedocle: «È nella m... più totale, due anni fa ci ha dato da mangiare, almeno proviamo a dargli una mano, per restituirgli il favore. Poi se prende 20 punti...». Suggerì al designatore di serie C, Villemari, di mandare nell'Agrigentino una coppia di fischietti «con cui si può parlare»: il Porto vinse un derby chiave con Messina, che si lamentò per i tanti falli contro. Sino a questo scandalo sui parquet si credeva che gli arbitri (uno, due o tre per partita non importa) sbagliassero perché scarsi, ora tifosi e dirigenti pensano subito alla malafede. Il presidente Dino Meneghin ha chiesto l'intero fascicolo penale, sollecitato anche dal presidente del Coni Gianni Petrucci: «Ci muoviamo come parte offesa». La Procura di Reggio Calabria aveva raccolto la denuncia di 2 arbitri, monitorando 130 gare di B e C. Di recente 41 avvisi di conclusione dell'indagine penale, iniziata nel settembre di due anni fa, 34 le condanne in ambito sportivo emesse a luglio.
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