Il problema arbitri non è così irrisolvibile come si vuol far credere, soltanto che c’è un problema: non lo si vuole risolvere. Pierluigi Collina, per carità, si sta applicando con impegno e per questo gli danno fastidio le critiche, soprattutto quando sono ingiuste. Però la verità è che sparita un’intera generazione, quel che rimasto non è ancora molto. Ed anche ci fossero dei nuovi Collina in giro, il calcio di oggi è diventato talmente difficile che l’errore è sempre dietro l’angolo.
Prendiamo ad esempio Rizzoli, il fischietto di Inter-Juve: la sua è stata una direzione di gara impeccabile, un modo di arbitrare che ha favorito il gioco e quindi lo spettacolo di cui di questi tempi tanto si parla. Eppure anche sabato sera gli errori ci sono stati, in particolare sui fuorigioco che – con le difese così alte – sono impossibili da vedere per un assistente ancorché preparato. E non stiamo parlando del fuorigioco fischiato a Milito in Lazio-Genoa: per quello ci vorrebbe una ripassata al regolamento da parte del guardalinee incriminato. Stiamo parlando di semplici situazioni di gioco, incroci tra attaccanti e difensori ormai impossibili da cogliere dall’occhio umano.
Dunque? Va bene lavorare sull’uniformità (Farina ci spieghi la differenza tra il mani di Pratali e quello di Kaladze.
Ma già: siamo nel terzo Millennio ma ancora per parlare deve chiedere il permesso al papà designatore), ma su certe altre fasi di una partita di calcio bisognerebbe farsi aiutare. Però, detto questo, nasce la domanda: la tecnologia che renderebbe il calcio più certo a chi non giova. Arbitri, giocatori o dirigenti? Un sospetto ce l’abbiamo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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