da Roma
«Abbiamo definitivamente chiuso la partita». Parola del commissario straordinario Pancalli, al termine del vertice che ha annunciato laccordo tra le parti per il nuovo statuto federale che dovrà essere ratificato lunedì a Roma. Ma, appena cantato vittoria, ecco levarsi il lamento del mondo degli arbitri. Cesare Gussoni, presidente dellAia, ha dato laltolà. «Non è stata accettata la più volte espressa richiesta di autonomia. Abbiamo chiesto autonomia gestionale e amministrativa per non avere interferenze. Dovrebbero imparare a rispettare gli arbitri da un punto di vista etico e amministrativo. Quindi i miei 32mila associati non possono dare lassenso al testo dello Statuto». Cosa è successo? Pancalli ha inserito una norma che prevede limpegno della federazione per lautonomo reperimento delle risorse economiche dellAia, con vincolo di destinazione duso. Gussoni non ha gradito i vincoli. «Quanto di grave è accaduto in passato è dipeso anche dalla soggezione della componente arbitrale ai poteri forti della Figc. Soggezione che oggi si tenta di riconfermare». Sottinteso: attraverso il potere economico.
Vero, la posta in palio è appetitosa. Pancalli però si è tirato indietro: si è concesso una mezza rivoluzione. «Non sarò io a dare lautonomia finanziaria agli arbitri. A volte bisogna capire: non è detto che una consuetudine del passato debba essere corretta per forza». A questo punto gli arbitri minacciano azioni comuni, formula sotto la quale si cela la parola sciopero.
Situazione intricata, ma per Pancalli senza vie di sbocco che non sia quella indicata. Gli aggiustamenti ci saranno in un maxi emendamento previsto per lunedì, ma riguardarenno altri problemi: sul settore tecnico, sul format dei campionati e per prevedere pari dignità a tutte le componenti allinterno del comitato di presidenza.
Poi il futuro passerà dalla nomina del presidente. Gioco al quale il commissario si è subito sottratto. «Non sarò mai il prossimo candidato», ha tagliato corto prima di incassare i complimenti di Matarrese per il lavoro svolto. E per essersi tolto di mezzo.
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