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Arbitri, sempre i soliti noti

Filippo Grassia

Bergamo & Pairetto, la bella coppia da 500mila euro a stagione, lasciano al successore, finalmente al singolare, una tremenda eredità non solo sul piano dell’immagine e della credibilità, ma anche su quello squisitamente tecnico. Non fatevi ingannare dal fatto che la Commissione Arbitri Nazionale (Can) di A e B tiene in pancia 40 fischietti. Nell’ultimo campionato il turn-over ha riguardato appena 16 arbitri (10 internazionali e 6 cosiddetti esperti) che hanno diretto 314 incontri su 380, l’82,6 per cento: 227 i primi, 87 gli altri. Al resto del gruppo sono toccate 66 gare. Niente Serie A per 6 arbitri. Morale: i designatori si sono affidati ai soliti noti per paura di finire travolti dalle polemiche.
Ora Bergamo si è dimesso e Pairetto, per quanto dettosi disponibile a continuare, si occuperà di altro: inevitabile il divorzio dopo sei anni sul trono. Nel 2006 Collina ne dovrebbe prendere il posto benché abbia ricevuto dalla Premier League la proposta di continuare ad arbitrare per altre tre stagioni e di svolgere, allo stesso tempo, il ruolo di allenatore e testimonial. La proposta è da brividi, 800mila euro netti a stagione. Ma Carraro è sicuro: «Collina resterà con noi, è un patrimonio del calcio italiano». Così, il nuovo designatore sa di dover lasciare il posto fra 12 mesi al pelato più famoso del mondo; nel migliore dei casi potrebbe fargli da vice. In ballo i soliti nomi (Mattei, Trentalange), una mezza utopia (Gussoni) e una novità: il vicepresidente dell’Associazione Italiana Arbitri (Aia), il romano Sagrestani, dirigente apprezzato in ogni ambiente.
Nel frattempo va ricostituito un gruppo che non c’è. Il futuro è nero: Bergamo & Pairetto hanno voltato le spalle ai neopromossi. Per il momento si sono salvati dall’anonimato Brighi (7 presenze), Tagliavento (8) e Bergonzi (5). In tre anni di Can, De Marco ha arbitrato 4 incontri, Girardi 3. Le ultime new entry (Banti, Paolo Silvio Mazzoleni, fratello di Mario, Pantana, Squillace e Stefanini) sono rimaste a secco con l’esclusione di Banti che almeno ha esordito in A. Carlucci, come era accaduto a Cannella e a Palmieri, è stato fatto fuori senza avere diretto una sola gara del massimo campionato. I designatori si sono giustificati addossando la colpa al sorteggio, e in parte hanno ragione. In realtà i due non hanno voluto rischiare faccia e stipendio.
Ma le conseguenze sono drammatiche al pensiero che la metà degli internazionali è vicina al pensionamento. Dalla Can di C, ben guidata da Mattei, sono arrivati cinque giovani di grandi promesse: il 31enne torinese Lops, figlio d’arte; il 33enne comasco Marelli; il 32enne romano Ciampi; i trentenni Gava ed Herberg, di Conegliano e Messina. Sarebbe un peccato se restassero nel limbo.

Il calcio italiano non può permettersi di perdere, anno dopo anno, i suoi migliori giovani arbitri per colpa di una avvilente gestione del settore.

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