Archeologia industriale come «musa»

Giovani artisti italiani e stranieri «rileggono» gli spazi delle centrale termoelettrica

Sabrina Vedovotto

Iniziamo dicendo che solo lo spazio espositivo meriterebbe una ampia ed esauriente digressione. Molti artisti, infatti, gradirebbero esporre in un luogo dalle tante suggestioni come la centrale termoelettrica Montemartini. Inaugurata nel 1912, la centrale è stata utilizzata fino agli inizi degli anni Sessanta, negli anni Ottanta trasformata in luogo dedicato all’arte, divenendo lentamente una costola della collezione dei musei capitolini. In poche parole un luogo davvero emozionante, dove, anche quest’anno, è stata realizzata l’ultima edizione di «Gemine Muse», che vede sempre più nutrito il numero delle città partecipanti. La mostra realizza come idea progettuale, un doppio raffronto. Da un lato l’arte contemporanea inserita all’interno di contesti diversi, stranianti, dall’altra il paragone anche con realtà straniere. L’elemento di maggiore interesse di «Gemine Muse» è infatti soprattutto il confronto con artisti stranieri. Come lo scorso anno, da Roma un artista è stato invitato a realizzare un’opera ad hoc per il museo di Helsinki, mentre parallelamente una artista provenente da quella città ha realizzato un lavoro inserito nella mostra alla centrale.
Oltre a Elina Brotherus, l’artista finlandese che ha pensato per la centrale un lavoro video dal titolo Orfeus, due giovani artisti italiani hanno realizzato delle opere site specific. Thomas Bires, ha realizzato un lavoro nel quale l’elemento fondamentale è rappresentato da un cuore. Quasi a voler paragonare il cuore pulsante della centrale, la caldaia vicino alla quali sono posti i lavori, con il cuore della contemporaneità.
Cataldo, l’altro artista invitato, ha invece pensato ad un lavoro fotografico. Da sempre interessato a discorsi sulla metropoli, ha voluto ricondurre quelle che sono le sue tematiche ad un luogo di archeologia industriale, giocando quindi su sovrapposizioni fotografiche, nelle quali le statue antiche sembrano far parte del luogo stesso da molto tempo.
Di notevole interesse anche il lavoro di Paolo Angelosanto, che realizzerà due lavori presso il museo di Helsinki. Il primo sarà un lavoro performativo, pratica che più è vicina all’artista, con tre persone munite di megafoni che ripeteranno il nome del museo in tre lingue, l’italiano, il finlandese e l’inglese, a testimonianza della difficoltà di comprensioni linguistiche che ancora esistono. L’altro lavoro invece verrà inserito totalmente nel museo. Una serie di oggetti contemporanei posti accanto a quelli in mostra nel museo, che racconta usi e costumi tipici dell’Ottocento finlandese.

In questo caso dunque uno spiazzamento di tipo visivo ma anche culturale. La mostra, curata da Gianluca Marziani, sarà visitabile sino al 15 gennaio.
Centrale Montemartini, via Ostiense 106. Orario: dal martedì alla domenica ore 9-19. Info: 06.82077304.

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