Arco a traffico limitato: applaudono solo i residenti

Si parte domani. Con i lavori per mettere cinque telecamere che presidieranno la nuova zona a traffico limitato all’Arco della Pace e che, stando ai tempi dettati dall’amministrazione comunale, dovrebbe entrare in vigore nella prima decade di luglio dopo aver dato ai residenti la possibilità di fare il pass di accesso. Per intenderci, i nuovi occhi elettronici verranno posizionati in via Pagano, Piermarini, Sempione, Abbonidio San Giorgio e via Cirillo. Attivi tutti i giorni della settimana dalle 22 alle 6 del mattino, festivi compresi e consentita soltanto ai residenti appunto, domiciliati, biciclette, mezzi di soccorso, di emergenza e di polizia. Oltre ai veicoli autorizzati.
La sola sosta sarà consentita a coloro che possiedono un box o un posto auto all’interno della zona a traffico limitato, ai taxi e ai veicoli a noleggio con conducenti. Anche il carico e scarico, avverte Palazzo Marino, dovranno essere svolti rispettando quanto previsto dalla regolamentazione. Ma la scelta del Comune spacca il quartiere in due. Qui, nel cuore della città, con un polmone verde alle spalle e il Castello Sforzesco, c’è chi sarebbe disposto a tutto pur di risolvere il problema della movida. Del rumore dei locali fino a notte inoltrata, dei pavimenti che tremano sotto i piedi per la musica e della sosta selvaggia di chi parcheggia il Suv in mezzo a un’aiuola. E in fondo, le nuove telecamere le vedono un po’ così, come un modo per alleggerire, quantomeno, questo disagio. Insopportabile per molti.
E poi, c’è l’altra parte, l’altra metà di quelli che abitano in zona, in appartamenti da 7/10mila euro al metro quadrato con una vista mozzafiato sull’Arco della Pace che non ne vuole sapere di un provvedimento che non porterà a nulla. Che è fatto soltanto per accontentare qualcuno qui nel quartiere e che al contrario, spingerà la gente ad infrangere ancora di più le regole. Un modo per batter cassa, così come hanno fatto in Paolo Sarpi con quei marciapiedi altissimi. «Chissà quanto hanno speso per metterli e ora li devono togliere. Qui è lo stesso: non c’è un piano territoriale che dia un senso alla città. È solo un escamotage per fare un po’ di soldi. Quello che manca in realtà sono i parcheggi. L’amministrazione l’aveva promesso e non l’hai mai fatto».

Senza contare che corso Sempione è uno dei pochi punti di ritrovo per milanesi e turisti. «Ma dove lo trova un altro posto così a Milano con un parco alle spalle, dove si può passeggiare, fermarsi a bere ai tavolini. Qui c’è vita».

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