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«Arianna» in dvd e due libri su Sabrina

Una ragazza francese quasi povera; un signore americano quasi vecchio; Fascination e il Ritz di Parigi; la regia di Billy Wilder: ecco Arianna. Era il 1957, quando fare l’Amore nel pomeriggio - il titolo originale - significava libertinaggio, specie quando lei aveva un’età e lui il doppio. Ma il fascino piegò i tabù: infatti lei era Audrey Hepburn e lui era Gary Cooper.
Arianna appare ora per la prima volta in dvd (Teodora Film), con l’ampia intervista a Vieri Razzini sul significato trasgressivo del film. Dopo La fiamma del peccato e Viale del Tramonto, Wilder era celebre, ma recente era la collaborazione con I.A.L. Diamond nelle sceneggiature. Il modello da raggiungere era elevato: lo stile di Ernst Lubitsch. Obiettivo raggiunto: Arianna mostra come si possa alludere a tutto, avendo tatto. Il padre di lei, Maurice Chevalier, è un investigatore privato; vedovo, vive con Arianna: insomma prefigura il tipo d’uomo che sedurrà la figlia (e viceversa)...
Poiché erano i mariti traditi a pagare il biglietto del cinema, Wilder voleva accattivarseli, dicendosi dei loro. Mise così un’altra Audrey, sua moglie, a fare l’adultera che visita Gary Cooper. Sarà invece la Hepburn a salvare Cooper, avvertendolo di un incombente marito, male intenzionato e bene armato. È l’inizio di un’altra storia, che si concluderà su un altro mito dell’epoca, il Train Bleu per Cannes...
La vita della Hepburn, già prima del successo, era un romanzo: nacque a Bruxelles nel 1929, l’anno della grande crisi, così simile a quella di adesso. Il padre, inglese, da banchiere d’insuccesso, divenne così un fascista; fascista fu dunque anche la madre, baronessa olandese, ma solo finché durò il matrimonio. Audrey passò gli anni di guerra in Olanda, ad Arnhem. Nel dopoguerra, a Londra, divenne ballerina, ma non era abbastanza brava per diventare un’étoile. Provò a recitare, incontrando un regista italiano di Londra, Mario Zampi, e divenne Diva per caso, come dice il titolo del saggio sui suoi film di Roberto Palmieri (Curcio Editore, euro 32, incluso il dvd di Come rubare un milione di dollari e vivere felici), ma ora non rappresenta tanto il cinema di ieri (oltre ad Arianna, non si immaginano senza di lei Vacanze romane, Sabrina, Colazione da Tiffany, Robin e Marian...) quanto L’intramontabile fascino dell’eleganza, come dice il titolo del volume fotografico prefato da Hubert de Givenchy (Edizioni White Star, euro 29,90).
Sarà che la Hepburn è stata la prima attrice famosa della taglia 38, poi imposta come ideale dagli stilisti; sarà che la volgarità esige un contrappeso, seppure lieve come Audrey... Ma ormai è lei l’icona per eccellenza di borse e magliette, portasigarette e poster.

Givenchy le deve il successo - lei fu il testimonial gratuito delle sue creazioni - e non lo dimentica. Per questo senso di gratitudine adottiamo la sua spiegazione del mito Hepburn: «Audrey era una dolce fata ispiratrice d’amore e bellezza. Questo genere di fate non se ne va mai del tutto».

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