Cè una parte del secondo piano chiusa e transennata per un muro pericolante che non regge il carico di una porta antincendio. Cè lacqua che filtra nelle aule e nei bagni attraverso il controsoffitto messo nuovo di zecca appena sei anni fa. E poi cè la palestra dove i bambini è meglio che non vadano a giocare perché il pavimento si è sollevato, gli spigoli non hanno protezione e le spalliere non sono saldate, oltre alle fessurazioni sulle scale. Siamo alla scuola elementare di via Ariberto, in pieno centro città. Cinquecento allievi, un corpo docenti e una struttura riconsegnata fresca di ristrutturazione nel 2003 con una spesa di tre milioni di euro usciti dalle casse del Comune di Milano. «Ma questo solo per rimettere a posto la parte interna della struttura. Il maquillage per così dire» raccontano con rabbia i genitori. Già, perché allesterno, lultimo restauro della facciata risale al 1997 e lultimo pezzo di cornicione si è staccato lanno scorso a dicembre. Fortuna che in quel momento non passava nessuno sotto. Da allora hanno messo unimpalcatura di protezione che occupa metà marciapiede. Da una parte e dallaltra delledificio.
E pensare che loro, mamme e allievi iscritti a questa elementare, rientrano nel 30% delle strutture considerate in uno stato accettabile e a norma di sicurezza. «Il 60-70 per cento delle scuole di proprietà del Comune sono messe peggio e hanno bisogno di interventi strutturali molto più urgenti», spiega il presidente della commissione lavori pubblici Vincenzo Giudice dopo il sopralluogo di ieri mattina nelledificio insieme agli altri consiglieri. «Purtroppo per 25 anni non è stata fatta la manutenzione ordinaria del patrimonio edilizio. Da quando si è deciso di intervenire, si sono fatte opere anche radicali». Che tradotto in cifre vuol dire 200 milioni di euro stanziati ogni anno dallamministrazione per la manutenzione straordinaria a cui si aggiungono i costi di quella ordinaria. «La situazione a Milano è a livello di sufficienza per gli investimenti che sono stati fatti». Certo, poi ci sono ancora gli edifici in prefabbricato nelle zone più periferiche costruiti alla fine degli anni Settanta, quando cè stato il boom demografico, con tutte le difficoltà che una struttura del genere comporta. «Si è fatto un progetto con una scala di priorità e cioè il rispetto della 626, la prevenzione incendi e la bonifica dellamianto» continua Giudice. Gli interventi scalano nella graduatoria in base alle urgenze e alla disponibilità economica. «Le nuove leggi hanno obbligato il Comune ha dotarsi per prima cosa di alcune norme.
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