Armani col mal di trasferta, va in testacoda contro Teramo

Un gatto marmoreo della Louisiana dalla mano magica, un lupo di Bahia Blanca e un predicatore americano sfondano la vetrina dell’Emporio Armani portando via il sorriso ai manichini che Sergio Scariolo nasconde dietro i barattoli di miele vantandosi di allenare la seconda squadra più giovane del campionato e ieri i suoi ragazzi d’oro, da Gentile a Melli, passando per lo stralunato Radosevic hanno fatto fiasco.
Teramo, l’ultima in classifica, una società in sofferenza rimasta in serie A per aver pagato, così lontana dal regno di re Giorgio, ferma la prima (74-68), le ruba il sacco che Milano porta come una vecchia befana nel terzo quarto, 26 a 12 per i bravi ragazzi di Ramagli contro gente che non sa cosa siano i piedi per terra. È stato il terzo tempo quello che ha deciso tutto, che cambia troppe cose in un campionato dove ora la lotta per la retrocessione risucchia tante squadre che avevano dato già per spacciati gli abruzzesi.
Il gatto si chiama Brandon Brown sempre in sintonia con l’omonimo Dee che viene dal Mississippi, i suoi 28 punti non sono una novità perché nella sua vita italiana ne aveva già segnati 141 a Milano in 13 partite; il lupo è il naturalizzato argentino Bruno Cerella, l’anno scorso in A2 a Casalpusterlengo, uno che non sa cosa siano i complessi d’inferiorità; il predicatore è Donnie McGrath, arrivato una settimana fa dalla Francia, uno che ha dato ordine e speranza con i suoi 3 tiri da 3 a chi si sentiva già nella pentola dopo i primi 20 minuti (30-40).
Onore alla Tercas, ma, accidenti, cosa si deve dire ancora di questa Armani alla quarta sconfitta in trasferta, rimontata un’altra volta quando sembrava pronta a fare accademia? Deve essere una malattia se è costata la faccia col Partizan Belgrado a Milano, se ha ridato vita persino a Roma che era a pezzi, se ha rimesso in gioco un’avversaria che sembrava davvero troppo debole. Sergio Scariolo ci fa venire in mente quella canzone dove la cantante si domanda cosa pensano i bottegai quando vendono, i preti quando pregano e, volendo, anche gli allenatori quando si accontentano del minimo facendolo passare per il massimo.


Vero che Milano ha gli stessi punti di Siena che oggi rischia a Sassari, vero che ha superato il primo sbarramento di Eurolega, anche se ha fatto passare per impresa la vittoria sul Partizan più debole degli ultimi dieci anni, ma in campionato le prende spesso anche se nessuna delle precedenti sconfitte, Pesaro, Caserta, Cantù, è paragonabile a quella di ieri. Milano non piace quando domina, figurarsi quando prende legnate come questa o come quelle di Pesaro e Cantù.

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