Arrestata la nonnina kapò: schiavizzava la sua badante

(...) di 75 anni è stata arrestata con l’accusa di riduzione in schiavitù. «Una vicenda che, considerata la protagonista, ha veramente dell’incredibile» ha dichiarato il capitano dei carabinieri di Rho, Luca Necci.
Tutto inizia due giorni fa, quando alcuni romeni denunciano ai Carabinieri di Milano, l’impossibilità di contattare da diverse settimane una loro connazionale; spiegano anche che avrebbe dovuto svolgere mansioni di badante in un comune dell’hinterland. Scattano gli accertamenti e i militari di Rho riescono ad individuare in una villetta di Lainate il possibile luogo dove la donna potrebbe prestare servizio. Quando bussano alla porta trovano la pensionata e la badante, pressoché terrorizzata.
La straniera infatti, ignara che la Romania fa parte dell’Unione Europea, teme che il controllo preluda alla sua espulsione. Gli investigatori la rassicurano, le spiegano che non corre rischi e, pian piano, ne conquistano la fiducia. Poi con l’aiuto di un interprete riescono a farle raccontare la sua storia.
La badante, una contadina di 54 anni, vedova e madre di due figli, in Italia da oltre un anno, reclutata da una Comunità di Milano finisce a servizio dalla pensionata lainatese. Ma il lavoro subito si trasforma in incubo. Percosse continue, perché si alzava troppo presto la mattina. Vessazioni alla presenza dei vicini che preferivano tacere e che forse potrebbero esser chiamati a risponderne. Ma soprattutto una condizione di vita da schiava, senza ricevere alcun compenso né tantomeno essere messa in regola. Una doccia al mese senza acqua calda, un solo pezzo di sapone da usare anche per il bucato. Cibo scarso e acqua del rubinetto.
A questo si aggiungeva un controllo maniacale sui suoi spostamenti: alloggiata nel seminterrato, poteva accedervi soltanto da una porta con sensore acustico all’apertura, mentre tutta la villetta era dotata di telecamere a circuito chiuso, le cui immagini, comprese quelle della camera da letto, venivano controllate dalla pensionata aguzzina.


Tutte le porte degli ambienti utilizzati dalla badante, compreso il bagno, dovevano rimanere aperte e la poveretta era costretta a soccombere e tacere, sotto il continuo ricatto di essere espulsa dall’Italia. La denuncia di scomparsa ha posto fine al suo incubo; arresti domiciliari invece per nonna–kapò, per l’età e le precarie condizioni di salute.

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