Arrestato il «ninja» delle campagne del Po

Un ex fante russo terrorizza il Polesine con arco e frecce. Fermato da un contadino

da Rovigo

Igor è un duro, Giovanni un caro vecchietto. Igor ha fatto il militare nella fanteria russa in Afghanistan, Giovanni voleva fare l’alpino, ma è stato riformato. Igor è cresciuto col mito di Rambo, Giovanni con quello di Fausto Coppi. Igor vodka, Giovanni grappa. La sfida tra i due sembrava decisa in partenza. E invece.
Igor Vaclavic, 31 anni, dallo scorso maggio era diventato il terrore del Polesine. Armato di arco e frecce e di un coltellaccio legato alla gamba che nemmeno Sylvester Stallone, con indosso una tenuta nera stile ninja, aveva messo a segno cinque rapine ad altrettanti spauriti contadini. Igor aveva la sua tecnica da incursore. Individuava una casa isolata, osservava da lontano le mosse delle vittime, come un leone prima di azzannare la gazzella. E poi entrava in azione sfondando la porta di casa. Ai poveri agricoltori che se lo trovavano davanti nerovestito nella notte, non restava altro da fare che obbedirgli e consegnare ogni oggetto di valore: contanti, l’anello ereditato dalla povera zia, perfino fiaschi di vino e prosciutti, che il corpulento russo gradiva assai.
Così sarebbe andata anche l’altra notte nella sesta razzia se non fosse stato per Giovanni e il suo schioppo. E un pizzico di fortuna, o sfortuna a seconda dei punti di vista. Quando Igor è piombato in casa infatti, si è trovato di fronte il signor Luigi Z. di 71 anni, che, c’è da capirlo, è sobbalzato ed ha urlato con tutto il fiato che aveva. Il fratello Giovanni, dal piano di sopra, non ha esitato a imbracciare la doppietta e scapicollarsi giù dalle scale. Letteralmente. «Sono inciampato sull’ultimo gradino e mi è partito il colpo - ha raccontato Giovanni -. Lui, che stava in piedi ha preso paura ed è scappato, inciampando e cadendo sui vetri della porta che aveva abbattuto. Poi si è rialzato ed è scappato in bici. Quando ho visto che si girava verso di me a guardare per sicurezza ho sparato un secondo colpo in aria». E Igor non si è girato più. Si è rintanato tra le stoppie nei campi, ma poco dopo la zona pullulava di carabinieri, che da settimane davano la caccia al ninja rapinatore. E il russo è finito in manette.

Ai militari che gli hanno tolto l’arco, le frecce e il bottino di altri colpi, incluso un prosciutto, ha sorriso amaro come un Jean Gabin slavo: «Siete stati fortunati, ma anche bravi. In Russia la polizia è cattiva». La morale l’ha cesellata Giovanni: «È andata bene, in quelle condizioni ti vengono fuori tutte le forze di un tempo. Lui era così grosso, vestito di nero. Faceva tanta paura».

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