Diego Pistacchi
da Genova
A sessantanove anni ha detto: «La mia vita è finita». Gli restano diciotto anni, più tre, ma da scontare in carcere i primi e in una colonia agricola i secondi. Carlo Giuseppe Torti ha capito che per la sua carriera di truffatore in doppiopetto lultima ora era giunta quando non ha fatto in tempo a portarsi a casa due preziosi Rolex. Un segno del destino che ha assunto le sembianze di due carabinieri del nucleo provinciale genovese, sezione catturandi. In borghese, gli si sono avvicinati e lui per un attimo ha sperato di cavarsela con una richiesta di informazioni. Neppure agli occhi di qualsiasi passante quella scena poteva apparire un arresto. E semmai Torti, gessato blu sotto un cappotto di cammello e occhiali da sole di marca, doveva essere dalla parte dei buoni. Che fosse il truffatore più ricercato del Nord Ovest, 48 condanne di curriculum, primula rossa da 4 anni, non poteva immaginarlo nessuno. Tantomeno il tassista che ieri lo stava accompagnando nel negozio dove aveva appuntamento per «acquistare» i due preziosi Rolex. Meno che mai lo stesso commerciante che era pronto a «vendere» gli orologi. Si sarebbe accorto solo dopo di essere la vittima numero sette di questultimo anno (almeno volendosi accontentare dei casi segnalati ai carabinieri), di andare a riscuotere un assegno rubato o a prelevare soldi che non ci sono in un conto corrente già estinto.
Più i tribunali di Lombardia, Liguria e Piemonte gli davano la caccia a suon di condanne, più lui, il truffatore di classe, se la godeva. Comprava merce di valore senza pagarla, e la rivendeva per soldi buoni. Così si manteneva un tenore di vita altissimo, del quale peraltro aveva bisogno come professionista dellinganno, sempre pronto a farsi credere un gentleman con il portafoglio gonfio. Viveva a Milano, ma la «sua» Genova non la dimenticava mai.
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