Al terzo posto del podio dei peggiori, questa settimana, abbiamo Elly Schlein in festa per la vittoria di Eugenio Giani. Non vogliamo raffreddare i suoi sogni di riscossa sul centrodestra, ma la riconferma del centrosinistra (allargato a tutto il campo largo) nella rossa Toscana non è una sorpresa. Sarebbe stata una notizia il contrario. Eppure, a sentir la segretaria dem sembra una vittoria epocale. "Chi aveva parlato di fine della coalizione progressista, è stato smentito – ha detto - ci davano per morti, ma questo è solo l'inizio". Non sappiamo quali siano le sue mire, ma il saldo (negativo) per la sinistra non cambia. Il centrodestra governa, infatti, in tredici Regioni su venti. I problemi per i campolarghisti, poi, non sono solo matematici. Intanto, l'altro socio di maggioranza, Giuseppe Conte, non se la passa benissimo tra percentuali al lumicino e fronda interna contro le alleanze. Per non parlare della crisi di leadership. In Toscana vincono con un candidato che non volevano mentre a livello nazionale, dopo aver inseguito per un anno la "rivoluzione sociale", si fanno dettar l'agenda dai pro Pal.
Al secondo posto Ilaria Salis per il post sulla strage a Castel d'Azzano. Tre carabinieri morti in servizio, mai così tanti dalla strage di Nassiriya. E poi altri tredici uomini dell'Arma feriti. Erano tutti lì per una perquisizione in vista di uno sgombero. I tre fratelli, proprietari dell'immobile, l'hanno fatto saltare in aria con una molotov. Una tragedia che dovrebbe lasciar spazio solo al cordoglio. Eppure, l'indomani, la Salis ha scritto sui social che "alla radice di questi gesti disperati e terribili c'è una questione sistemica: la negazione di un diritto fondamentale che genera sofferenza e disagio in fasce sempre più ampie della popolazione". Quindi, ha puntato il dito contro la politica: "Se continuerà a non affrontare le cause di questa crisi dovrà considerarsi corresponsabile". Davanti alle ovvie polemiche scatenate da queste parole, eccola parlare di "campagna d'odio promossa dai soliti giornali" e poi riattaccare con un "ma": "Se vi offendete – ha scritto – è perché in fondo avete la coscienza sporca". Davanti a drammi del genere, i "ma" non dovrebbero mai essere posti. Davanti a drammi del genere, non c’è spazio per la propaganda. Verso i tre valorosi servitori dello Stato rivolgiamo il nostro rispetto e una preghiera.
Al primo posto abbiamo il segretario della Cgil, Maurizio Landini. Era tempo che la sparava grossa. Dopo la rivolta sociale e gli scioperi à gogo, è stato superato a sinistra da pro Pal e flottiglie varie. E così eccolo buttarla sull'insulto, e pesante pure. Intervenendo a DiMartedì su La7, ha dato della "cortigiana" al nostro presidente del Consiglio. "La Meloni – ha detto – si è limitata a fare la cortigiana di Trump". Non dobbiamo girarci troppo in tondo sul significato spregevole della parola. Cortigiana significa, infatti, "donna di facili costumi" e, quindi, "prostituta". Non serve altro da aggiungere. Tanto più che la Meloni è in grado di difendersi da sola. Per questo ci limiteremo a riportare la sua efficace risposta: "Ecco a voi un’altra splendida diapositiva della sinistra: quella che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne, ma che poi, per criticare una donna, in mancanza di argomenti, le dà della prostituta".
Landini ha provato a metterci una pezza spiegando, in una nota, che intendeva dire un’altra cosa e che si trattava "solo" di un giudizio politico. Ma Ladini dovrebbe sapere che le parole hanno un peso. E, purtroppo, a sinistra certo linguaggio d’odio sta tracimando e rischia di fare molti danni. Se già non li ha fatti.