Parte la caccia al movente. La pista mafiosa sull'eolico

Lente di Digos e Antimafia sulle inchieste di Mr. Report. Saviano: colpa del governo. E Lerner evoca i servizi

Parte la caccia al movente. La pista mafiosa sull'eolico
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Troppi nemici, troppo rumore e una possibile convergenza di moventi. Chi voleva spaventare o forse uccidere Sigfrido Ranucci? A dare le prime risposte al pm della Dda Carlo Villani e all'aggiunto Ilaria Calò che coordinano le indagini assieme al procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi ("spero si tratti di un episodio isolato che non ci faccia tornare ai tempi bui dell'attacco alla stampa", dice ai cronisti) saranno le prime risultanze delle indagini della Digos e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati, attese in serata. "Mi sento tranquillo, lo Stato e le istituzioni mi sono sempre state vicine in questi mesi", sottolinea il conduttore di Report, ascoltato per due ore in Procura. Dopo la denuncia presso i carabinieri della compagnia Trionfale in via Teulada, vicino alla sede Rai, il fascicolo sull'attentato è stato aperto per "danneggiamento con l'aggravante del metodo mafioso". L'ordigno artigianale con oltre un kg di polvere pirica compressa, scoppiato alle 22.17 - circa 20 minuti dopo il ritorno a casa del vicedirettore Rai - non avrebbe avuto un timer ma sarebbe stato innescato da qualcuno nelle vicinanze della casa, probabilmente appostato da tempo e probabilmente impossibile da individuare dai controlli della scorta di Ranucci, portata ieri al massimo livello su input del titolare del Viminale Matteo Piantedosi. "Non tornava a casa da una decina di giorni, qualcuno lo monitorava e lo aspettava", rivela a Un Giorno da Pecora su RaiRadio1 l'inviato di Report Giorgio Mottola. Difficile per ora capire quanto tempo è servito al bombarolo per collocare la bomba tra due vasi esterni alla villetta e allontanarsi indisturbato, se l'attentato è stato pianificato da tempo a poco o nulla probabilmente serviranno le indagini sulle (pochissime) telecamere pubbliche e private presenti nella zona. L'unico impianto affidabile serve alla rilevazione del traffico ed è a circa 50 metri da casa Ranucci. "Ho visto un uomo incappucciato vicino casa sua", avrebbe detto un testimone. Nelle vicinanze sarebbe stata trovata una Fiat Cinquecento rubata il 25 luglio scorso a Ostia.

È opera di gente esperta, che sa procurarsi e maneggiare oltre un chilo di esplosivo. Una prima pista porta alla malavita calabro-romana gonfia di cocaina che spadroneggia nella vicina Pomezia e sul litorale di Ostia, non nuova ad attentati del genere negli ultimi tempi a Roma e provincia. Qualche tempo fa un noto trafficante di droga del litorale laziale, Selavdi Shehaj, venne ucciso a Torvaianica dallo stesso giro dietro la morte dell'ultrà laziale Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, altra pista plausibile. Gli autori (gente dell'Est con precedenti militari?) potrebbero aver agito su commissione di uno o più soggetti. Preoccupa il tempismo tra l'attentato e la scaletta della sua trasmissione del prossimo 26 ottobre. Nel menù c'è di tutto: le mani dei boss sull'energia eolica (il più grande parco è in Calabria, nei terreni dei clan del Crotonese) finanziata dall'Europa, i finanziamenti pubblici gestiti dalle banche e dirottati ai clan, ma anche gli storici appetiti sulla sanità. "Potrebbe non essere una coincidenza, c'è un clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti - ammette Ranucci, sotto scorta dal 2021 e sotto tutela dal 2009, di recente è stato intercettato il piano di un narcotrafficante in contatto con la 'ndrangheta per farlo uccidere da due killer albanesi - negli ultimi mesi mi hanno mandato un proiettile di P38, sono stato pedinato e oggetto di dossieraggi, anche dall'estero".

Nella ridda di dichiarazioni di solidarietà arrivate da tutto il mondo politico, spiccano quelle di Roberto Saviano ("Le critiche del governo lo hanno trasformato in un bersaglio") e soprattutto Gad Lerner, che associano l'attentato al "clima d'odio" aizzato dal centrodestra, con le solite manine dei soliti servizi segreti deviati: "L'intimidazione ai giornalisti scomodi già conosciuta nei tempi più bui della storia nazionale (già evocati da Lo Voi, ndr) si manifesta vigliaccamente sotto la regia di classi dirigenti sovversive".

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