Arrestato il vicesindaco diessino di Cerveteri

Incastrato dalle sue vittime, arrestato. È accusato di concussione e corruzione aggravata il vicesindaco di Cerveteri Fabrizio Lautizi, 43 anni imprenditore, fino a pochi giorni fa assessore ai Lavori Pubblici nonché capogruppo diessino del comune tirrenico. Secondo l’inchiesta della Procura di Civitavecchia, Lautizi avrebbe intascato tre tangenti da costruttori locali in cambio di «favori». In particolare una «mazzetta» da 10mila euro estorta, come sottolineano i carabinieri della compagnia di Civitavecchia, per impedire ai vigili urbani di controllare permessi e licenze edilizie relativi a un cantiere per la realizzazione di villini e case a schiera. Non solo. Secondo l’accusa Lautizi avrebbe chiesto, e ottenuto da due imprese della zona, 2mila euro per far partecipare le stesse a più gare pubbliche.
Il mandato di cattura è stato emesso dal gip Francesco Filocamo al termine di tre mesi di indagine. Fondamentali, per gli inquirenti, le denunce presentate dai costruttori costretti a versare le somme chieste dall’amministratore in cambio della sua «amicizia». L’uomo da sabato scorso è agli arresti domiciliari mentre i vertici municipali, sindaco in testa, non commentano l’accaduto. Lautizi apparteneva a una giunta guidata dal sindaco Antonio Brazzini, originariamente formata da Ds, Udc e alcune liste civiche. Successivamente i due partiti si sono trasformati a loro volta in liste civiche cambiando nome e distanziandosi dalle forze politiche (Ds e Udc) di riferimento. Lautizi rimane al suo posto fino a pochi giorni fa quando il primo cittadino azzera tutti gli incarichi a seguito di una crisi di maggioranza scoppiata a ottobre. Paradossali le sue considerazioni sull’operato della giunta pronunciate tempo fa: «È nostra ferma intenzione - dice - rendere sempre più trasparenti le attività comunali attraverso tutti i mezzi di comunicazione possibili, compresi quelli informatici».
L’arresto dell’esponente diessino ha sconvolto la vicina amministrazione di Civitavecchia proprio in relazione agli equilibri politici destabilizzati che potrebbero avere pesanti conseguenze sulla prossime elezioni amministrative. Un caso isolato? Tutt’altro. Il riferimento più vicino va all’amministrazione di Pomezia, comune industriale alle porte della capitale, letteralmente annientata dal maxiscandalo del 2001. Tangenti milionarie per approvare delibere illegali (come quella per l’affidamento della raccolta dei rifiuti solidi urbani o dei tributi) e azzerare i debiti pubblici della società per l’erogazione di acqua e gas. Sindaco, vicesindaco, assessori e consiglieri (in totale 25 politici su 27) finiscono in carcere all’indomani dello scioglimento dello stesso consiglio comunale. Una mossa che non ferma, infatti, l’inchiesta della Procura di Velletri, da oltre un anno sulle tracce di corrotti e corruttori.

Ancora: Ardea, vicino comune litoraneo, nel 2004 assiste all’arresto di due consiglieri di maggioranza e di un assessore della giunta Ucci. Le accuse? Concussione, falso ideologico e abuso in atti d’ufficio. L’inchiesta porta alla luce la gestione «allegra» di un concorso pubblico assegnato a parenti e amici degli indagati.

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