Poteva sembrare una bufala, anche se non alla diossina come quella denunciata dai giornali di tutto il mondo, ma la trasferta del governo a Napoli si è rivelata quanto meno un piatto invitante. Avvicinarsi ai problemi per renderli meno distanti e dunque risolvibili: già questa è una piccola rivoluzione. Se si guarda al Consiglio dei ministri a Napoli con la lente degli eventi mediatici si ha limpressione che qualcuno abbia veramente la voglia e la forza di prendere il toro per le corna. Si avverte la capacità di lanciare un messaggio nuovo, la voglia di voltare pagina, e di archiviare definitivamente la logora pratica di eludere il dramma sino a renderlo ingestibile. Ogni volta che, col precedente governo, si annunciava un piano, partivano puntuali il contropiede della protesta e leterna cerimonia dellostruzionismo, il rito inevitabile delle rivolte. E si arrivava rapidamente al rimpallo tra i poteri dello Stato e al naufragio.
Se tra gli obiettivi cè anche quello di rifare il maquillage allimmagine del nostro Paese e richiamare i turisti che fuggono non bastano trucchi. Dietro limpatto del messaggio comunicativo devesserci molto più di un proposito, occorrono competenza e sostanza. Quando Silvio Berlusconi dice che non rivelerà i siti di stoccaggio provvisorio perché «lo Stato vuole arrivare prima», e aggiunge che li difenderà con lesercito perché «non si può tollerare che la legalità sia violata», sta lanciando molto più di un annuncio, sta mettendo in campo una strategia. Quando dice che tornerà tutte le settimane a Napoli, sta dichiarando che ci mette e si gioca una faccia, la sua. Quando dice che stavolta tutti devono assumersi le proprie responsabilità e chi non raggiunge gli obiettivi - dai Comuni ai funzionari dello Stato - verrà penalizzato o commissariato, sta introducendo di nuovo nelle vene del Paese il principio vitale che sembrava scomparso negli ultimi anni: quello della responsabilità.
Se qualcosa poteva restituire a Napoli la sua dignità, allItalia il suo orgoglio e il suo vanto, era proprio questa. Non più esangui e rassegnàti.
Salvatore Tramontano
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