Dubbiosi sulla strada scelta? Vi sembra che il vostro cammino di ateo impenitente non vi abbia portato dove credevate? Indecisi su come dare una svolta alla vostra vita e su che religione scegliere? Da settembre la Turchia, o almeno la televisione turca, potrebbero darvi la risposta che cercate, a patto di sintonizzarvi sulle frequenze di Kanal T e guardare «Tovbekarlar Yarisiyor». Ovvero, «I penitenti gareggiano», l’ultima frontiera degli show televisivi. Che magari non sarà condotto da Gerry Scotti e non farà diventare nessuno milionario, ma offre molto di più: la fede. E un viaggio nella città santa della religione che vi ha sedotti e conquistati.
La Mecca, il Tibet, Gerusalemme. Un imam, un monaco buddista, un prete ortodosso e un rabbino. Oltre ovviamente a dieci atei. Non atei qualunque, atei certificati da un’apposita commissione di otto teologi che, domande e carte alla mano, controllerà le credenziale di «senza fede» delle persone che aspirano a partecipare alla nuova trasmissione. Dunque, astenersi perditempo; d’altra parte, il proposito è ambizioso e il vice direttore di Kanal T lo sa. «Il nostro obiettivo è convertire i non credenti e portarli sulla strada di Dio», ha spiegato Ahmet Ozdemir. Un obiettivo che è in effetti rilanciato anche negli spot di promozione del programma, che andrà in onda a settembre. «In questa competizione, troverete la serenità», recitano le pubblicità. E ancora: «Vi diamo il più grande premio di sempre: la fede in Dio».
Quale Dio sia, poco importa. Allah o Jahwè, la Trinità degli ortodossi o il Buddha, che non era un dio ma che ammetteva l’esistenza dei Deva, le divinità indiane. E chi pensasse di convertirsi per finta, per scroccare un viaggio nella Terra santa, alla Mecca o in Tibet, sappia che dovrà essere bravo, molto bravo. Intendiamoci, mentire non sarà impossibile; ma i neoconvertiti saranno seguiti passo dopo passo durante la loro trasferta in terra straniera e dovranno dimostrare di vivere veramente un travaglio interiore che li porti a una nuova vita spirituale.
Ovviamente, all’indomani della presentazione del programma, non potevano mancare le critiche, che infatti sono arrivate, tanto puntuali quanto scontate. Da un lato, i commentatori religiosi. Molti di loro, anche in questo caso senza distinzione di credo, si sono scagliati contro il gioco, definendolo «una banalizzazione di Dio e dei messaggi religiosi» e tuonando perché certi temi siano trattati con il rispetto dovuto loro. In prima linea, il Gran Mufti di Istanbul, Mustafa Cagrici, che nei confronti del programma ha usato parole molto severe e che ha concluso stigmatizzando che «non sia giusto discutere di religione in ambienti simili». Ma almeno i sociologi locali hanno parlato con simpatia del gioco. «Il programma metterà in scena la crescente curiosità nei confronti della religione che vivono i nostri concittadini» ha dichiarato Nilüfer Narli, ordinario alla Istanbul Bahçesehir University.
I quali, curiosi o non curiosi delle altre religioni, si sintonizzeranno su Kanal T, anche solo per parlare male del programma o per vedere se fra i partecipanti non ci sia per caso qualcuno che conoscono. Non si sa mai: se scegliesse la religione sbagliata, potrebbero anche non rivolgergli più la parola. O almeno, potranno aspettarsi una cartolina dal viaggio premio.
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