Niente giubbotto, niente calze. Di colpo Milano si è vista catapultata in piena primavera. Quasi estate a giudicare dalle temperature oltre i 20 gradi. I maglioni di lana e i piumoni sul letto sembrano non servire più. La bella stagione, imprevista, anticipa perfino i regolamenti comunali, che prevedono di tenere accesi i caloriferi fino alla metà di aprile. «Invece dovremmo spegnere subito i riscaldamenti, in anticipo rispetto alla scadenza di legge del 15 aprile» propone lex assessore allambiente Edoardo Croci, presidente di Milanosimuove, il comitato promotore dei referendum per lambiente e la qualità della vita a Milano. Spegnere i riscaldamenti sarebbe una misura anti smog e anti spreco. «Le temperature superano i 20 gradi - fa notare Croci - eppure nella maggior parte delle case e degli uffici il riscaldamento continua ad andare. Così si tengono le finestre aperte per raffrescare gli ambienti». A ricalcare la proposta è anche Pierfrancesco Maran, consigliere del Pd.
Frena invece il vicesindaco Riccardo De Corato, che ricorda gli anni delle nevicate fuori stagione in cui i riscaldamenti sono rimasti accesi anche oltre la metà di aprile. «Non mi sembra il caso di anticipare lo spegnimento - commenta - E se tra qualche giorno le temperature si abbassano nuovamente, cosa facciamo? Riaccendiamo i caloriferi? E poi Croci tenga presente che ci sono 40mila alloggi popolari con temperature tra i 16 e i 18 gradi, a volte anche meno. Piuttosto si cominci dagli appartamenti privati». In base a unindagine sui consumi delle famiglie milanesi, emerge che in città si spendono 350 milioni di euro allanno per gas e combustibili. «Spegnendo i riscaldamenti - fa i suoi calcoli Croci - si risparmierebbero 2 milioni al giorno e si eviterebbero emissioni inquinanti. Bisogna che i proprietari degli immobili cambino la tipologia di contratto con i gestori degli impianti e i fornitori dei combustibili, passando a contratti a gradi-giorno in cui il servizio di riscaldamento si paga in base alla temperatura di ogni giorno (se ci sono 20 gradi non si paga nulla) in modo da responsabilizzare i fornitori».
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