Addio a Italo Rota, il padre del museo del Novecento in piazza Duomo

Si è spento all'età di 70 anni uno degli architetti italiani più noti. Ad esprimere vicinanza Stefano Boeri e il sindaco Beppe Sala

Addio a Italo Rota, il padre del museo del Novecento in piazza Duomo
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Si è spento, dopo una lunga malattia, all’età di 70 anni l’architetto Italo Rota, il “padre” del Museo del Novecento in piazza Duomo, nel cuore di Milano. Uno dei più noti architetti italiani che ha collaborato alla trasformazione (insieme a Gae Aulenti) del più importante museo mondiale dedicato all’impressionismo, il Museo d’Orsay che da stazione parigina divenne simbolo dell’arte.

La carriera di Italo Rota

Classe ’53, Italo Rota si era laureato al Politecnico del capoluogo meneghino nel 1982. Prima di allora, la sua formazione era avvenuta presso gli studi di Franco Albini e Vittorio Gregotti; con quest’ultimo ha conseguito un apprendistato della durata di 4 anni, durante i quali ha lavorato al concorso per l’Università della Calabria.

Una vita ricca di soddisfazioni e tanto impegno. Dal 1976 al 1981, insieme all’architetto Pierluigi Nicolin, ha partecipato alla realizzazione della rivista Lotus International, segno dell’importanza che la carta stampata ha avuto nella vita dell’architetto, tanto da avere un’importante collezione personale dell’oggetto-libro. Nei primi anni ottanta, parte alla volta della città dell’amore, Parigi, per il progetto di allestimento di uno dei musei più importanti al mondo: il Musée d’Orsay. Un progetto vinto insieme al grande Gae Aulenti. È proprio in Francia che lavora per il teatro e con il regista Bernard Sobel, arrivando a progettare anche una scenografia dove lo spazio specchiato e illuminato controluce sembra ripetere in modo irreale le tribune del teatro greco. E ancora, sempre insieme a Gae Aulenti, si occupa della ristrutturazione del Museo d’Arte Moderna al Centre Pompidou e delle nuove sale della Scuola francese alla Cour Carré del Louvre.

L’esperienza in politica e il Museo del Novecento

Non solo impegnato con l’arte, ma anche con la politica. Così, nel 1995, torna in Italia, a Milano, diventandone assessore per la Qualità urbana dal 1995 al 1996. Negli stessi anni si occupa dei progetti del Museo del Novecento nell’Argenario di piazza Duomo a Milano (inaugurato nel 2010) integrandolo, poi, con il Palazzo Reale. Tra gli ultimi suoi progetti, spiccano il padiglione Italia all’Expo di Dubai (insieme a Carlo Ratti) e l’allestimento della mostra sul Polittico Agostiniano di Piero della Francesca al museo Poldi Pezzoli, inaugurata il 21 marzo scorso.

La vicinanza di Boeri e il commento di Sala

“La scomparsa di Italo Rota ci priva di uno dei massimi architetti mondiali, uno degli spiriti più liberi e geniali di Milano. Quando nessuno credeva in Expo, mi è stato vicino con le sue idee ed energia. La sua opera continuerà ad accrescere il fascino di Milano nel mondo”, ha commentato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

Con Italo Rota perdiamo oggi un protagonista assoluto dell’architettura e della cultura italiana”, ha scritto, invece, su Instagram Stefano Boeri.

E ancora: “Ci mancheranno le sue idee potenti e appena sussurrate, le sue visioni controcorrente, le sue composizioni ricchissime e sempre intelligenti. Un pezzo della nostra storia, della storia della nostra generazione, della storia di Triennale e della creatività italiana nel mondo se ne va”.

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