Un nuovo Museo d’arte a Milano: Fondazione Rovati tra reperti etruschi e arte contemporanea

Un viaggio emozionante: due piani espositivi, più di 250 opere nello storico Palazzo, in Corso Venezia, di fronte ai Giardini Indro Montanelli e al Planetario

Un nuovo Museo d’arte a Milano: Fondazione Rovati tra reperti etruschi e arte contemporanea

Milano arricchisce il suo patrimonio culturale e artistico con un nuovo museo, Museo d’Arte della Fondazione Rovati, che ha aperto i propri spazi al civico 52 del centralissimo Corso Venezia, nel settembre 2022, nello storico palazzo Bocconi-Rizzoli-Carraro. Oltre 250 opere esposte nei due piani, di una collezione che ci accompagna in un affascinante viaggio dagli Etruschi al Contemporaneo. Aperto alle visite dal mercoledì alla domenica, dalle ore 10.00 alle 20.00.

Il palazzo è stato costruito nel 1871, davanti ai giardini di Porta Venezia, opera dell’architetto Piermarini, oggi Giardini Indro Montanelli, al Museo civico di Storia Naturale e al Planetario di Piero Portaluppi, nella strada dei bellissimi palazzi della nobiltà milanese. Dal 1888 divenne proprietà della famiglia Bocconi, nel 1958 dei Rizzoli, i cui eredi lo vendettero nel 2015 ai Rovati, che decisero di farne un museo permanente per accogliere la collezione di famiglia; nel 2016 hanno dato vita alla Fondazione dedicata al padre Luigi, scienziato e mecenate, scomparso nel 2019, con la grande passione degli etruschi.

Spiega Giovanna Forlanelli, moglie di Lucio Rovati e Presidente della Fondazione: “Non più un semplice museo, dunque, ma, un’infrastruttura culturale della Fondazione, che va oltre la concezione tradizionale di museo in cui fruire di mostre d’arte, per dare vita a un luogo di pensiero, di sperimentazione e di condivisione. Non intendo, infatti, sentir parlare di target di riferimento: nella cultura non esistono i target ma le persone e questa è un’istituzione inclusiva, capace di rivolgersi a tanti pubblici grazie alla sperimentazione di sempre nuovi linguaggi. Ed è stata pensata con la finalità precisa di costruire progetti di utilità sociale”.

Aggiunge Salvatore Settis, coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione: “Le collezioni d’arte etrusca e contemporanea sono il cuore e la porta d’accesso della Fondazione Luigi Rovati, ma non ne esauriscono gli scopi. Ne fanno parte anche lo stretto legame con la città e le sue istituzioni, l’offerta di nuovi spazi di dialogo multidisciplinare, la centralità di idee e attività legate all’utilità sociale. Una progettualità culturale che intende dispiegare in ogni caso lo stesso livello di qualità e d’impegno che le opere in mostra rendono a tutti evidente”.

Il progetto architettonico di riqualificazione, di recupero e di ampliamento è stato affidato dalla Fondazione Luigi Rovati allo studio MCA - Mario Cucinella Architects. Lo stesso ha curato anche la progettazione degli interni e gli allestimenti per accogliere i reperti etruschi e le opere contemporanee della collezione: lavori di Andy Warhol, Pablo Picasso, Arturo Martini, Lucio Fontana, William Kentridge, Luigi Ontani, e molti altri. Ha realizzato uno spazio immersivo tra architettura, design, archeologia, storia e tecnologia digitale, dove porre al centro il dialogo tra passato e presente, tra opere ed elementi di arredo, pavimenti, boiserie, camini, specchi, finestre, nicchie; nel rispetto degli antichi recuperi del Palazzo che già Giuseppina Rizzoli-Carraro aveva avviato con gli architetti Ferdinando Reggiori e Filippo Perego.

Dichiara Mario Cucinella, Fondatore e Direttore Artistico dello Studio MCA Mario Cucinella Architects: “È grazie allo straordinario lavoro ed entusiasmo della Presidente della Fondazione, Giovanna Forlanelli, che questo importante intervento, che contribuisce all’offerta culturale della città di Milano, si è potuto realizzare. Non solo museo, ma produzione di nuove visioni culturali e un impegno sociale di straordinaria rilevanza per il nostro tempo grazie al contributo strategico del prof. Mario Abis”.

Un importante intervento architettonico è stato quello dello spazio ipogeo, ispirato alle tombe di Cerveteri, al quale si accede dall’ingresso, attraversando una scala intagliata nella pietra serena delle cave di Firenzuola. Ci accoglie un magnifico spazio espositivo, tre sale circolari e una a forma di ellisse, dove l’architettura per linee curve crea continuità formale e avvolgente, la luce punta sui reperti creando penombra attorno, i 30.000 conci di pietra appositamente disegnati e costruiti aggiungono unitarietà al tutto e contribuiscono a rendere lo spazio scenografico. L’inserimento di opere del Novecento, come ad esempio il vaso con la scena di un banchetto etrusco di Pablo Picasso, il bronzo dorato d’una piccola testa di donna di Alberto Giacometti, la testa di Medusa di Arturo Martini, confermano l’intenzione di creare un percorso dove i differenti periodi storici sanno ugualmente raccontarsi. La teca più grande, posizionata al centro, ci mostra il Guerriero Cernuschi, un bronzo votivo, simbolo del museo. Sempre presente, anche in questo luogo, uno spazio didattico con laboratori per bambini e video che animano le pietre con la storia degli Etruschi.

Il viaggio continua al piano superiore, il piano nobile del Palazzo, dove l’arte si inserisce magnificamente negli elementi d’arredo e il contemporaneo lascia spazio all’antico, in un rapporto di continuo stimolo visivo. Spiega Giovanna Forlanelli: “Le diverse componenti dell’allestimento hanno l’obiettivo di creare un continuum narrativo nel dialogo per opposizioni o contiguità fra antico e contemporaneo, dal Piano Ipogeo al Piano Nobile, e di dare quindi specifiche sollecitazioni al visitatore che, come esperienza emozionale oltre ai reperti e alle opere, visita anche gli spazi architettonici; anch’essi, come i reperti e le opere, nella continua variazione di forme, luce e colori, non sono contenitori ma parti dell’esperienza della visita”.

Attraversando il corridoio con gli arazzi di Francesco Simeti, si entra nelle diverse sale, in quella azzurra, dove la tela “The Etruscan Scene: Female Ritual Dance”, di Andy Warhol e le polaroid della serie “Etruschi” di Paolo Gioli del 1984, si inseriscono tra le vetrine dei biccheri etruschi. Nella sala intarsiata, la grande specchiera di Marianna Kennedy convive con oggetti antichi legati all’arte della guerra; e poi oltre alla tela di Giorgio de Chirico, Le Cheval d’Agamèmnon del 1929, è presente anche Diego Giacometti con Lanterne à quatre lumières, realizzata in gesso nel 1983, in prestito alla Fondazione che, per l’occasione dedica, nella prossima primavera, una mostra all’artista.

La Fondazione organizza anche mostre, cicli di conferenze, seminari di studio e ricerca, iniziative sociali di promozione culturale e scientifica; lo Spazio Bianco e il Padiglione, nel giardino, sono dedicati ai progetti ed esposizioni temporanee. L’intero percorso museale è accessibile alle persone con disabilità visiva (ciechi e ipovedenti), progettato con l’Istituto dei Ciechi di Milano, con riproduzioni 3D di una serie di reperti e una guida in braille.

Il progetto di recupero e restyling ha riguardato anche il giardino esterno, su progetto dello studio Greencure Marilena Baggio è stato previsto il rispetto e il mantenimento delle specie arboree già esistenti, con l’integrazione di altra vegetazione e prato utilizzati nel contesto cittadino. Una pausa si può fare al caffè bistrot, ma anche al ristorante dello chef Andrea Aprea, entrambi con vista mozzafiato e progettati da Flaviano Capriotti Architetti.

Notevole l’attenzione che lo spazio ha prestato alla sostenibilità ambientale ed energetica, ha dichiarato Mario Cucinella: “La Fondazione Luigi Rovati esprime così, anche attraverso il recupero di un edificio, i concetti fondamentali di sostenibilità, di recupero, di una attenzione ai temi dell’energia e dei consumi, al riuso dei materiali; ma anche la particolare attenzione alle condizioni di benessere per i visitatori, ricercatori e personale. L’architettura e l’arte sono una forma di cura, entrano dentro di noi, creano emozioni immaginazione e ricordi. È un modo per prendersi cura delle persone, e questa attenzione è l’espressione più genuina della sostenibilità”.

In esposizione in questo periodo troviamo, nello Spazio Bianco, fino al 5 marzo 2023, “Il lampadario di Cortona. Dal collezionismo delle origini alle raccolte contemporanee”, il lampadario etrusco in bronzo con decorazioni, usato per illuminare il luogo del culto; mostra a cura di Paolo Bruschetti e Giulio Paolucci.

Al Piano Ipogeo, in mostra fino al 16 luglio 2023, la stele di Kaminia del VI secolo a.C., ritrovata tra il 1883 e il 1885 vicino al borgo di Kaminia, sull’isola di Lemno e custodita nel Museo archeologico nazionale di Atene, molto interessante per le iscrizioni incise, con alfabeto greco ma anche etrusco; la mostra “La Stele di Kaminia. Gli Etruschi e l’isola di Lemno” è curata dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene, da Emanuele Papi, Riccardo Di Cesare, Carlo De Domenico e Germano Sarcone.

Nello stesso spazio in mostra anche la stele di Vicchio, un documento unico per la lunghezza dei testi etruschi delle sue iscrizioni, trovata nel 2015 nel santuario di Poggio Colla a Vicchio – Firenze, dal quale prende il nome; mostra a cura di Gregory Warden, Mugello Valley Archaeological Project, e Giulio Paolucci, Fondazione Luigi Rovati.

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