Arte/1 Le sfere di Deredia dal Foro all’America

Per la prima volta l’arte contemporanea entra al Foro Romano grazie al progetto del costaricano Jiménez Deredia, che oltre a questo primato detiene anche quello di essere il primo artista non europeo presente nella Basilica di San Pietro. «La ruta de la paz» è il titolo del progetto che coinvolgerà l’America intera, dal Canada alla Terra del Fuoco in Argentina, e che ha trovato nella città di Roma il luogo simbolico da cui iniziare il suo lungo percorso. Da oggi al 30 novembre, tra l’Arco di Tito e la Curia del Senato ci saranno otto grandi sculture in marmo dell’artista centroamericano, che per il progetto ha lavorato oltre 600 tonnellate di bianchissima pietra di Carrara; altre saranno collocate tra il Foro e il Colosseo, nelle piazze Barberini e San Lorenzo in Lucina, a Palazzo Altemps e a Palazzo Massimo, mentre fino al 13 settembre la mostra a Palazzo delle Esposizioni, inaugurata ieri, illustrerà i progetti che verranno realizzati in nove Paesi del continente americano.
Che le sculture di Deredia entrino nel Foro Romano ha scatenato qualche polemica che il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Maria Giro ha definito, senza giri di parole, «idiozie». «Antico e contemporaneo - ha detto Giro - sono due realtà che non collidono, ma rientrano nello stesso percorso. Questa mostra ci aiuta a lavorare nella direzione della giusta valorizzazione dell’area archeologica romana, della sua accessibilità e lotta al degrado; è un manifesto per dire che Roma c’è, con il suo patrimonio straordinario».
Il progetto di Deredia, la cui anticipazione si può ammirare nella Capitale, prevede una serie di installazioni che andranno a occupare luoghi simbolici di nove Paesi americani, in un percorso («ruta», appunto) che procede da Nord a Sud. Per le sue sculture, Deredia si è ispirato a uno dei più grandi misteri archeologici del mondo: quello delle sfere precolombiane realizzate dagli antichi Boruca circa duemila anni fa, adattate dall’artista - che le vide da bambino - a culture e costellazioni dei Paesi che ospiteranno le installazioni. Rivive così il mistero irrisolto di questi manufatti e riprende vigore il simbolo della circolarità, che Deredia ammette di aver compreso fino in fondo grazie all’Italia.

«Il Rinascimento, Firenze, la Cupola del Brunelleschi, anche quella circolare, mi hanno rivelato l’Umanesimo che si sintetizza nel cerchio e nella sfera. Sono stati gli artisti italiani e il rinascimento ad avermi aiutato a decodificare il messaggio delle sfere».

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