Artigiani, arriva l’esercito dei giovani

Artigiani giovani e «anziani» a confronto. Sul tema del proprio lavoro e, soprattutto, su quello della trasmissione d'impresa. È questo l'oggetto dell'indagine elaborata dall'Istituto Iard Franco Brambilla su un campione di 400 giovani lombardi (18-30 anni) occupati in aziende artigiane e 600 imprenditori lombardi di età superiore ai 54 anni. Dall'indagine emerge una sorta di vero e proprio scontro generazionale: da una parte i giovani, ottimisti delle prospettive di lavoro e di crescita imprenditoriale; dall'altra, i loro padri, ormai prossimi alla pensione, che non vedono un futuro per le loro attività una volta che le avranno lasciate. Un elemento, però, li accomuna: la scarsa conoscenza delle prassi necessarie per rilevare o cedere un'attività imprenditoriale.
Per quel che riguarda i giovani artigiani lombardi, complessivamente (92%) si tratta di ragazzi soddisfatti del proprio lavoro, del quale apprezzano soprattutto la possibilità di fare carriera e di avere uno stipendio fisso. Una soddisfazione che spinge il 73% dei giovani artigiani a desiderare di avviare un'attività in proprio, considerandola garanzia di successo, tanto che il 10% intende realizzarla entro un anno e il 18% entro 5-10 anni. Inoltre, il 26% dichiara di avere concrete possibilità di rilevare l'attività in cui lavora: il 42% di questi individua l'attività futura nell'azienda dei genitori. Insomma, i giovani si mostrano ottimisti e coraggiosi e, soprattutto, consci delle proprie capacità: l'82% dichiara di potere sostituire il proprietario dell'azienda in cui lavora, una volta che lasciasse il posto. Tuttavia il 53% è convinto che questo passaggio sarà differito il più possibile. I giovani dunque percepiscono le difficoltà e le perplessità della «vecchia guardia» rispetto alla possibilità di cedere la propria attività ad altri.
E in effetti, secondo l'indagine, se il 65% degli artigiani lombardi ultra 54enni si è posto il problema della successione all'interno della propria azienda, il 55% del campione (circa 51.000 imprenditori) pensa di cessare la propria attività entro 3-4 anni. Parallelamente, il 45,2% pensa di vendere o cedere l'azienda, uscendone a tutti gli effetti nel 54% dei casi, presumendo dunque di trasmettere sia la proprietà aziendale sia la titolarità del potere di direzione. Infine il 35,7% ritiene che la propria attività cesserà al momento del ritiro, mentre il 19% si mostra addirittura impreparato a questa eventualità. Propenso a trasmettere la propria azienda è, in generale, chi non la gestisce da solo, soprattutto se il co-gestore è il figlio maschio, tanto che in nove casi su 10, l'erede capace di guidare con successo l'attività è individuato proprio nel figlio maschio.
In questa fascia d'età, solo un imprenditore su tre ha un'idea del valore patrimoniale della propria azienda e solo uno su 10 è in grado di indicarlo con esattezza. Quasi sconosciute, poi, le pratiche burocratiche necessarie per la trasmissione dell'azienda: una poca dimestichezza condivisa con i giovani.

Chiare invece, per giovani e meno giovani, le idee su quali possano essere gli strumenti utili a sostenere il passaggio d'impresa: mutui agevolati, servizio di stima del valore dell'azienda, costituzione di una «borsa» dove sia possibile individuare tutte le imprese attive disponibili per un subentro.

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