
A Manduria, al Forum in Masseria con l’organizzazione del dominus Bruno Vespa e di Comin & Partners, il viceministro all’Economia Maurizio Leo traccia un quadro dell’agenda fiscale. «Il concordato preventivo biennale per le piccole e medie imprese è un tassello della riforma, che sarà la chiave di volta» per il futuro, premette. Ma questi sono i giorni caldi del «ravvedimento speciale» per le partite Iva, una mossa di Fdi.
È una misura che consente di regolarizzare la propria posizione fiscale e aderire al concordato biennale. Non vale per il regime forfettario ma solo per i soggetti Isa, cioè le partite Iva con un volume d’affari inferiore o pari a 5.164.569 euro.
Il presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato (FdI), ha presentato un emendamento al decreto fiscale per introdurre la misura: «È un incentivo nell’ottica della compliance e del dialogo che è alla base della nostra azione fiscale», spiega a IlGiornale. Anche per questo tema, l'approccio è quello ex ante: meglio prevenire controlli e contenziosi, offrendo al contribuente la possibilità di scendere a patti. «Consentirà all’Agenzia delle Entrate – prosegue Osnato – di avere una contezza migliore della situazione fiscale dei contribuenti, in particolare di quei piccoli e piccolissimi soggetti su cui è difficile fare controlli approfonditi.
Quelli su cui l'Agenzia delle Entrate ha delle evidenti difficoltà.
L’adesione al concordato, poi, evita le polemiche sulle cartelle. Il ravvedimento speciale, peraltro, era già stato previsto tra il 2018 e il 2022». E se non è possibile fare stime sugli introiti, è pacifico che i soggetti coinvolti siano 2,8 milioni. Da questa lista vanno escluse le 460mila partite Iva che hanno già aderito. Per Osnato il «ravvedimento speciale» è un elemento di credibilità: «Se chiediamo ai contribuenti di aderire al concordato biennale, spiegando che serve a rasserenare i rapporti con il fisco, e poi arrivano le cartelle, si crea un cortocircuito. Con il ravvedimento speciale evitiamo tutto questo. È un lavoro di equità e serietà fiscale: contribuente e amministrazione si ritrovano sullo stesso piano, in modo proficuo». In una fase densa di proposte sul fisco, Forza Italia e Lega, su binari diversi, insistono sulle loro rivendicazioni. La Lega vuole la pace fiscale, cioè la rottamazione delle cartelle, e la flat tax.
Il Carroccio ha rilanciato i due obiettivi, prendendo le distanze dalla proposta dello Ius Italiae avanzato da FI. Ieri la premier Giorgia Meloni, in collegamento con il Forum in Masseria di Bruno Vespa, è stata molto chiara: la riforma della cittadinanza non è nel programma elettorale. Leo, da Manduria, è intervenuto anche sul tema delle cartelle esattoriali. «Dobbiamo capire cosa si riesce a incassare. Non vogliamo dare benefici a chi se ne è approfittato, ai recidivi», ha precisato il viceministro. «Molti in passato presentavano la domanda, poi trascorreva un lasso di tempo in cui venivano meno le azioni esecutive, e infine non pagavano: non possiamo ripetere una quinta rottamazione in cui il 50% paga e il 50% no». La visione del meloniano è chiara: «La rottamazione sarà solo per chi si trova in difficoltà, non per tutti quanti».
L’intervento sulle cartelle, ha aggiunto, entrerà nella prossima legge di bilancio. «Vedremo di aiutare chi è in difficoltà». Forza Italia continua a insistere per il taglio dell’Irpef.
Il governo non chiude neppure su questo . Come il viceministro ha già avuto modo di chiarire, non c’è un «derby» nella maggioranza tra questa misura e la rottamazione delle cartelle. Coperture permettendo, entrambi i provvedimenti saranno realtà.