Michele Greco
Con 35 tele di grande formato, si apre a Terni, a Palazzo Primavera, liter culturale di Arturo Carmassi, che si concluderà al Museo dArte Contemporanea di Dusseldorf dopo una importante retrospettiva nella nostra città a Palazzo Venezia. Lartista toscano ha compiuto allinizio del mese 80 anni, indicati da lui stesso «il concludersi» di altrettante primavere tutte dedicate a questo prepotente amore per la vita «raccontato» attraverso grandi spazi telati e, spesso insolite, materie modellate che tutti conoscono. La vita che lui racconta si chiama Maryse Druart, sua compagna e amica scomparsa più di un decennio fa. Tutto ciò che lui rappresenta con la sua arte è permeato sulla figura della cara Maryse, «inesorabilmente» presente, e vuoi nel pieno del nero dei suoi giganteschi pannelli, e vuoi nelle poetiche divagazioni di quei colori che lo hanno sempre distinto nei labirinti di materie assemblate, recuperate dallabbandono, nei distinti contrasti dellabbagliante bianco e delloro puro, e vuoi, infine, nelle svettanti sculture monumentali in marmo collocate in molte nostre città. Dobbiamo sottolineare lo straordinario cammino di Arturo Carmassi che mai ha dato segno di caduta di stile o di debolezze rappresentative; spesso ironiche del nostro tempo, documenti insostituibili di grandi accadimenti storici. Un volume di lavoro enorme che avrebbe meritato più attenzione, troppo spesso affidato ad una letteratura retorica, in molti casi inutile. Nella esposizione di Terni la vitalità di Carmassi è indicata da due lavori realizzati questanno. Sono due grandi collages che lasciano riflettere per un rinnovamento strutturale e compositivo; una ennesima rottura stilistica, una ulteriore ricerca di linguaggio che assomma e fonde, in una unica «voce», spazio e tempo, geografia e storia, significato e significante. Arturo Carmassi è proprio così: cammina controcorrente, non si preoccupa del mercato e della moda, non ripropone la solita felice formula per una facile conquista di critica e di mercato; è eternamente in conflitto con sé e con le forme e, se in alcuni casi lo scopriamo contraddittorio, bisogna fermassi e riflettere, perché Arturo Carmassi è natura, è la forza del più e del meno, è lesemplare allegoria di un sogno vissuto lintera vita che lo accompagna e che compare e scompare al semplice scatto di un interruttore..
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