Aspiranti segretarie dal destino infelice

Recitano, raccontano, cantano. Ma, soprattutto, ricostruiscono una vicenda di donne che rimbalza dalla cronaca per farsi voce di sempre e di ogni luogo. Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres sono le eclettiche interpreti (nonché co-registe) del delizioso Roma ore 11, uno spettacolo corale ed emozionante dove il teatro di narrazione rompe l’abusato cliché del monologo per favorire un vivace intarsio di abilità espressive differenti. Ad ispirare il lavoro - di scena al Valle - è un libro-inchiesta di Elio Petri (lo pubblica Sellerio) dove viene raccolto con minuzioso zelo un nutrito corpus di testimonianze intorno a un incidente avvenuto nella capitale il 14 gennaio del ’51. Quando, cioè, 77 delle 200 ragazze accorse in un villino di via Savoia per rispondere a un’inserzione di lavoro (in ballo c’era un unico posto di segretaria) rimasero ferite nel crollo di una scala (ci fu anche una vittima). L’inchiesta di Petri nasceva su commissione di Francesco De Sanctis, il regista che a quel fatto avrebbe dedicato un film immediatamente censurato.
In mano alle quattro attrici la materia acquista una teatralità ricca di spunti inventivi e di riferimenti attuali. Si parte leggendo annunci di lavoro pescati in alcuni giornali odierni (e i toni ironici, perfettamente aderenti al registro ridicolo di certe offerte, già preludono la tensione all’impegno che sorregge la pièce). Non serve molto: lenzuola bianche stese ad asciugare (utili sia come schermi per gli interessanti documentari dell’Istituto Luce che scandiscono la recitazione, sia come separé dietro i quali spogliarsi e vestirsi, oltre che chiara evocazione del cinema neorealista), qualche sedia, canzoni popolari, luce fissa e tanta energia scenica. Le intervistate si chiamano Marisa, Nora, Luciana. Ragazze come tante: povere, bisognose di un lavoro, con le suole delle scarpe da rifare. La loro vita ha incisi i segni dei «nuovi» quartieri: il Quadraro, Centocelle, il Prenestino. È la Roma della speranza e della ricostruzione. Nella maggior parte dei casi la ricerca di un impiego va a incagliarsi contro preconcetti e un maschilismo irrispettoso. E proprio questa oscillazione tra passato e presente finisce col diventare sottotesto emblematico. Complici la bravura delle interpreti e la scelta di mescolare levità e malinconia. Come esemplificano il gustoso Cha-cha-cha della segretaria eseguito tra ammiccanti allusioni a quelle «miti pretese» richieste nell’annuncio e, di contro, la mesta testimonianza audio di Giovanna, una delle aspiranti segretarie di via Savoia, che segna l’epilogo dello spettacolo.

Lasciandoci con il ricordo vivido di un cappotto rosso comprato a rate per l’occasione, sul quale vanno ad appuntarsi sacrifici, rinunce, illusioni, fragilità e insicurezze di una gioventù non lontana dalla nostra. Fino al 20 maggio. Info: 06.68803794.

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