Assalto ai partiti, anarchici liberi prima del voto

Per il Tribunale del riesame di Torino non sono "socialmente pericolosi" anche se sono accusati di una cinquantina di attacchi. Intanto la campagna elettorale all’insegna della tensione continua: proprio ieri l’ennesimo danneggiamento a un circolo del Pd

Assalto ai partiti, anarchici liberi prima del voto

Il voto si avvicina, la tensione a Torino è alle stelle, gli attacchi a gazebo e sedi di partito si susseguono - giusto ieri l’ultimo in ordine di tempo, ad un circolo del Pd a sostegno della candidatura di Mercedes Bresso - e i giudici che fanno? Rimettono in libertà gli anarco-insurrezionalisti arrestati lo scorso 23 febbraio, e ritenuti dalla procura gli autori di una cinquantina di episodi di vandalismo, danneggiamento, aggressione a sedi di partito e sindacato, ma non solo, avvenuti in città negli ultimi due anni. Per il tribunale del Riesame «la pericolosità sociale» che aveva spinto la procura a sollecitare la custodia in carcere per tre di loro - Fabio Milan, Andrea Ventrella e Luca Ghezzi - ipotizzando per la prima volta l’associazione per delinquere, non sussiste. E così quelli che sono considerati tra i leader della frangia insurrezionalista degli anarchici torinesi - quella più estremista e che manifesta pericolose derive eversive, al contrario degli squatter e degli anarchici puri, che occupano per lo più edifici abbandonati - possono tornare tranquillamente a casa. Per loro solo l’obbligo di dimora e quello di presentarsi alla Polizia giudiziaria per la firma.
Tempismo perfetto con le elezioni alle porte, quello del tribunale del Riesame torinese, non c’è che dire. Anche perché a ritenere necessario mettere in cella questi anarchici accusati di avere anche messo a segno attacchi contro i partiti del centrodestra, soprattutto la Lega Nord, più volte bersagli di atti di vandalismo, è stato un magistrato che amico del centrodestra certo non è, come il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli. Proprio Caselli, all’atto dell’arresto, aveva sottolineato la pericolosità degli arrestati: «Sono tutti soggetti – aveva rimarcato il procuratore, ricordando che gli arresti erano frutto di un’indagine durata due anni – dell’area anarco-insurreziuonalista, area che con elementi di prova concreti e specifici riferibili a questi soggetti si è resa responsabile di una serie di attività che, sommate insieme, permettono di inquadrare il tutto in una contestazione di associazione per delinquere».
Associazione per delinquere, ma pure istigazione a delinquere, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, violenza privata, minacce, danneggiamento, contestati a vario titolo ai sette arrestati - a quattro erano stati concessi gli arresti domiciliari - e ai 20 denunciati. Insomma, non proprio inezie. Come inezie non sono gli episodi che sempre per la procura di Torino li avrebbero visti protagonisti:i blitz contro la Lega Nord, le istigazioni alla rivolta degli immigrati nel Cie di corso Brunelleschi, l’assalto alla sede della Cgil. Giusto gli ultimissimi episodi, gli assalti ai banchetti della Lega Nord a sostegno del candidato governatore Roberto Cota o alle sedi del Pd, sono rimasti fuori dal blitz. Ma solo per ragioni temporali, visto che l’inchiesta si è fermata a settembre, quando la campagna elettorale non era ancora cominciata. Atti comunque sempre riconducibili allo stesso gruppo.
Cosa accadrà adesso? La Procura - che si era già visto rifiutare il sequestro e il blocco delle frequenze di Radio Blackout, ritenuta l’amplificatore delle iniziative degli anarco-insurrezionalisti - ha già fatto sapere che attende le motivazioni del tribunale del Riesame per presentare ricorso.

E intanto, proprio ieri, si è registrato l’ennesimo episodio inquietante: nella zona di Porta Palazzo sono state distrutte a mazzate le vetrate di un circolo Pd con i manifesti della Bresso. L’ennesimo episodio di una guerra, che, a Torino, sembra non avere fine.

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