
Le ultimissime battute della separazione delle carriere accende il dibattito in Senato, con il testo che è passato con 106 sì, 61 no e 11 astenuti. Nel corso della votazione conclusiva per la seconda delle quattro letture parlamentari previste per approvare la riforma costituzionale della giustizia, infatti, sono andate in scene le consuete dichiarazioni finali da parte dei vari gruppi di Palazzo Madama che hanno generato evocazioni personali e, in qualche circostanza, anche alcune tensioni dentro l'emiciclo. Tra la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno prossimi il provvedimento tornerà nuovamente alla Camera e al Senato, rispettivamente per la terza e quarta lettura definitive, dove verrà richiesta la maggioranza assoluta dei componenti. "L'approvazione in seconda lettura al Senato della riforma costituzionale della giustizia, segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione - commenta Giorgia Meloni su X -. Il percorso non è ancora concluso, ma oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all'Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente".
Dopo il sì espresso da Carlo Calenda, in quanto "questa riforma era nel programma elettorale di Azione", a prendere la parola è stato Pierantonio Zanettin (Forza Italia) il quale ha voluto cominciare il proprio discorso in questo modo: "Voglio iniziare segnalando un atto simbolico. Pronuncio queste parole oggi dal seggio che è appartenuto al presidente Silvio Berlusconi - ha dichiarato il senatore forzista -. È un atto evocativo, di forte impatto emotivo perché è a lui che vogliamo dedicare lo storico voto di oggi: è una battaglia che fa parte del Dna storico di Forza Italia". Il pensiero di Zanettin va anche a Niccolò Ghedini, "che della separazione delle carriere è stato un grande sostenitore fin dagli anni '90. La giustizia giusta e rispettosa dei nostri concittadini è stata sempre a cuore a Berlusconi, anche perché egli è stato e continua ad essere anche oggi vittima di una giustizia ingiusta, viziata dal pregiudizio ideologico e politico".
Il parlamentare di centrodestra, inoltre, tiene a rievocare lo stesso Cavaliere "evocava un pm che dava dal lei anziché del tu al giudice, bussa e gli chiede appuntamento con lo stesso rispetto e la stessa deferenza dell'avvocato difensore. Quel sogno oggi si trasforma in realtà - sottolinea -. E il nostro presidente, dall'alto dei cieli, credo sorrida e guardi soddisfatto il lavoro dei suoi allievi. Vogliamo liberare la magistratura dal condizionamento asfissiante e mortificato delle correnti, che tanti guasti e distorsioni ha creato. Vogliamo ridare credibilità alla magistratura - ha concluso - che è rispettosa delle leggi e non pretende di avere sempre l'ultima parola. Una credibilità che nel tempo è andata perduta".
Per Matteo Renzi, invece, la separazione delle carriere è una "bandierina". Questo perché verrebbe approvata una riforma costituzionale "che è scritta da magistrati, vidimata dal magistrato in capo, il sottosegretario Mantovano, e che impedisce ai parlamentari, compresi quelli della maggioranza, di mettere bocca. La prima volta che una riforma costituzionale di questo peso viene imposta dagli uffici, non discussa da nessuna, e approvata senza che venga emendata anche solo una virgola". Il leader di Italia Viva è durissimo anche contro Giorgia Meloni: "La presidente del Consiglio è sempre stata giustizialista con gli avversari, è quella di Bibbiano, è quella di Open. Non sa cos'è il garantismo, o meglio lo sa quando le vicende riguardano la propria famiglia, le proprie sorelle, i propri compagni di partito".
Infine, l'invito al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, presente sui banchi del governo: "Nei mille giorni di via Arenula ci sono stati continui sconquassi nel dipartimento che lei dirige, perché lei è circondato da gente che pretende di governare al suo posto, le fanno fare lo smart working, ma decidono a palazzo Chigi, come hanno fatto col caso Almasri - è il convincimento di Renzi -. La mandano ai convegni perché è quello più preparato di tutti. O lei ha mentito in quest'Aula o la capo gabinetto le ha nascosto la verità: se lei ha mentito, si dimetta, recupererà libertà e onore; ma se non le hanno detto quello che la Bartolozzi scriveva via email, la cacci e recuperi dignità". Subito dopo la votazione molti senatori dell'opposizione hanno intonato il coro "Vergogna, vergogna". I parlamentari del Partito Democratico hanno protestato alzando dei cartelloni con la copertina della Costituzione.
Giustizia e sicurezza: manteniamo la parola data su due punti fondamentali del nostro programma di Governo. pic.twitter.com/qAgdKHfZRe
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) July 22, 2025
Dopo il voto in Aula, è stato il momento dell'illustrazione del nuovo "Piano carceri" che consentirà di "ristrutturare e ampliare le strutture esistenti, realizzarne di nuove e valorizzare quegli immobili storici che non sono più adatti ad ospitare un carcere", dice la premier Meloni. "Oggi in Consiglio dei ministri abbiamo varato un Piano straordinario di interventi che ci farà avere, con opere in cantiere già oggi e con il termine dei lavori al 2027 - circa 10mila nuovi posti detentivi, con un investimento complessivo di oltre 750 milioni di euro. Stiamo lavorando per aggiungere altri cinque mila posti, in modo da colmare l’intero divario che c’è tra le presenze e i posti disponibili". Obiettivo finale: certezza della pena. "Parallelamente, continueremo lo sforzo che abbiamo portato avanti finora per coprire i vuoti di organico della Polizia penitenziaria, e il nostro obiettivo è prevedere mille assunzioni extra già nella prossima legge di bilancio", aggiunge la presidente del Consiglio.
Ecco poi l'altro annuncio: "Un disegno di legge che offre a una persona tossicodipendente, che ha commesso reati chiaramente correlati alla droga, la possibilità di espiare la pena fino al tetto di otto anni di reclusione in regime di detenzione domiciliare all’interno di una comunità terapeutica, e di iniziare in quella comunità un reale, concreto e verificabile percorso di recupero". Vengono così raccolte le richieste delle comunità terapeutiche: "Fin dal momento dell’arresto il tossicodipendente può scegliere la comunità invece del carcere. In questo modo quella persona recupera sé stessa e si eleva complessivamente il livello di sicurezza, una volta che viene eliminata la molla che conduce a delinquere".
Per il capo del governo quindi, si è trattata di una "giornata di risposte concrete, di risultati e di impegni che vengono mantenuti. Perché questo è quello che sappiamo fare meglio: rispettare la parola data e il programma che abbiamo presentato ai cittadini".