Assalto in banca, ucciso un carabiniere

I malviventi avevano un accento dell’Est. La vittima era padre di una bimba di 6 mesi

Andrea Acquarone

da Umbertide (Perugia)
Nino Frassica ieri indossava la divisa del maresciallo. Stava partendo, col treno. Ha sentito l’eco cupa degli spari, le urla poi il silenzio, una calma irreale che prelude alla morte. Non era prevista quella sequenza. Non era un film. Accanto alla fiction, ultima puntata di un Don Matteo che un giorno vedremo tranquilli in tv, stavano andando in scena fotogrammi di violenza. Quella vera. Basta ciak, non si gira più.
I banditi sparavano sul serio; il terrore e la ferocia non erano spettacolo. E anche il sangue di quel giovane carabiniere steso a faccia in giù sul selciato era vero.
Ore 15.30, Umbertide, borgo medioevale attraversato dalle anse del Tevere, si trasforma in terra di frontiera. I cattivi - sembra che avessero l’accento dell’Est - sono quattro o cinque, un commando disposto a tutto, armato fino ai denti. I carabinieri, sceriffi senza futuro, sono in due. Soltanto in due. Come in un western datato è la banca del paese l’obbiettivo. Monte dei Paschi di Siena, via Unità d’Italia. I banditi si trovano già all’interno, non lontano la gazzella del Nucleo radiomobile in normale giro di perlustrazione si ferma davanti alle poste. Una rapida occhiata. Tutto tranquillo. Tappa successiva la banca. Qui la tensione si palpa nell’aria. Il pick-up scuro Nissan, utilizzato per sfondare i vetri blindati, non lascia dubbi. Il tempo di avvisare la centrale, «rapina in corso», afferrare le mitragliette d’ordinanza e scendere dall’auto. Ma è l’inferno.
Due «pali» fuori dall’istituto di credito scaricano i loro Kalashnikov addosso agli uomini in divisa. Gli altri complici si precipitano subito fuori. C’è poco da fare: Donato Fezzuoglio, 30 anni, stramazza sul marciapiede colpito a morte; il suo collega e capopattuglia, l'appuntato scelto Emilio Monti, viene ferito alla schiena. Un proiettile di striscio, se la caverà. Ma il terrore non è finito. I rapinatori, vestiti con tute verdi tipo militare, afferrano l’M-12 del militare ucciso e si danno alla fuga verso la stazione, proprio dove la troupe cinematografica sta girando. Si fanno largo facendo crepitare ancora le armi, sparano ad altezza d’uomo. Cercano un’auto per allontanarsi e fanno fuoco contro gli automobilisti che non inchiodano davanti ai mitra spianati. Il primo sulla loro strada è il presidente della squadra di basket locale. Lui sta parcheggiando, tentano di rubargli il Mercedes e lo feriscono a una coscia. Nonostante tutto, l’uomo si barrica nell’auto obbligando i rapinatori a desistere. Nei pressi di un supermercato, ancora violenza. Qui, su una Passat ferma, c’è un’anziana. A lei sparano alle gambe, spappolandole un femore, prima di scaraventarla fuori dall’auto. Quindi ripartono sgommando, mentre altri due o tre complici hanno già fatto perdere le loro tracce fuggendo su una Thema. Imprendibili, almeno fino a tarda notte.
Una ragazza che fa la commessa in un negozio di abbigliamento, intanto piange.

Anche lei ha sentito gli spari e ci ha messo poco a capire. È rimasta vedova. E la sua bambina di sei mesi orfana. Era sposata col carabiniere Fezzuoglio Donato da poco più di un anno. Glielo hanno ammazzato come un cane per ventimila euro.

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