Bujumbura Sarebbe una rapina fallita e finita tragicamente nel sangue la causa della tragedia avvenuta nel piccolo Stato centroafricano del Burundi, dove un cooperante italiano - Francesco Bazzani di 59 anni - è rimasto ucciso. Con lui ha perso la vita la suora croata di 63 anni Lukrecija Mamic, mentre unaltra suora di nazionalità italiana, Carla Brianza di Pontoglio in provincia di Brescia, è stata ferita alle mani con un colpo di machete che le ha mozzato in tutto cinque dita, ma non versa in pericolo di vita: sarà rimpatriata al più presto.
La polizia burundese ha arrestato due giovani per lassalto alla casa delle suore di Kiremba, avvenuto domenica sera verso le 21 locali. Si tratta di uno studente ventenne e di uno sbandato di 24 anni, trovati in possesso dei 4.000 euro rubati alle loro vittime dopo essersi dati alla fuga e aver abbandonato lauto su cui viaggiavano nel tentativo di sfuggire alle forze dellordine. Prima dellattacco, i due malviventi avevano provveduto a tagliare i fili della corrente elettrica nelledificio abitato dalle religiose, che sorge a poca distanza dallospedale costruito costruito dai volontari bresciani oltre 40 anni fa e in cui lavorava il cooperante ucciso. Francesco Bazzani era stato chiamato per riparare quello che sembrava un guasto. Quando le luci si sono riaccese, i banditi si sono visti scoperti e non hanno esitato a ricorrere a una estrema violenza: hanno subito sparato contro la suora croata, uccidendola. Poi hanno costretto Francesco e suor Carla Brianza a seguirli sullautomobile in dotazione alla missione. Non sapendo guidare, hanno obbligato Bazzani a mettersi al volante. Si sono allontanati per qualche chilometro, poi hanno pensato di poter far meglio perdere le loro tracce continuando la loro fuga a piedi nelle campagne: quindi hanno fatto scendere gli ostaggi e aperto il fuoco.
Lo sfortunato volontario veneto, originario di Cerea nel Veronese, è stato colpito da una fucilata al bacino che è risultata mortale. Suor Carla, invece, è riuscita a reagire, allontanando da sé la canna del fucile. Uno dei rapinatori allora lha ferita gravemente a una mano con un machete, micidiale arma da taglio solitamente usata per recidere canne e arbusti.
Bazzani aveva già subito una rapina, rimanendo ferito, circa sei mesi fa, sempre nei pressi di Kiremba.
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