Siccome al peggio non cè limite, appena il giudice finisce di leggere la sentenza una ragazzotta della curva milanista si lancia ad un palmo da Virgilio Motta e comincia ad urlargli in faccia. Motta è linterista cui il 15 febbraio scorso Luca Lucci, uno dei nuovi gerarchi del tifo milanista, spaccò a pugni il cristallino di un occhio, rendendolo orbo per il resto dei suoi giorni. Il giudice ha condannato gli imputati a versargli immediatamente centoquarantamila euro di risarcimento. E la giovane donna si lancia come una furia sulla vittima urlandogli in faccia «Infame, verme, bastardo, spero che i centoquarantamila euro te li spendi tutti in medicine». «Bastardo, infame», fanno eco gli altri ultras lasciando laula. Luca Lucci è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere, e rischia di farseli davvero perché è pregiudicato. Suo fratello Francesco e gli altri quattro imputati se la cavano con pene minori, perché rispondono solo della rissa. Ma i danni a Motta dovranno pagarli tutti insieme.
Finisce così, alle 14,30 di ieri, il processo per la spedizione punitiva scatenata il 17 febbraio scorso dai Guerrieri Ultras, i nuovi signori della Curva Sud di San Siro, durante il derby Inter-Milan. Non è solo il processo per una rissa tra tifosi; è il processo che ha portato in aula per la prima volta la mutazione genetica degli ultrà milanisti, la nuova generazione di capibranco che ha cannibalizzato la vecchia, gloriosa curva rossonera, quella dei Commandos Tigre, delle «Brigate», della Fossa dei Leoni. Si chiamano Guerrieri, hanno le teste rasate, i bicipiti gonfi, e più di un contatto con la criminalità organizzata. I loro metodi sbrigativi hanno fatto piazza pulita.
È dal pezzo di secondo anello occupato dai Guerrieri che parte, il 17 febbraio, la spedizione punitiva contro gli interisti della Banda Bagaj, allanello inferiore. Il pretesto è uno striscione strattonato, la verità è che ai Bagaj quelli dei Guerrieri lhanno giurata da un pezzo perché hanno il vizio di fare chiasso, di sventolare un tifo scanzonato che è lontano dai riti un po truci del mondo ultras. La squadraccia parte compatta, scende dal secondo al primo anello senza trovare resistenza. Uno steward sta succhiano il chupachupa. Un altro è al telefono. Parte la caccia allinterista. Il figlio tredicenne di Rizza, uno dei leader dei Bagaj, vede suo padre riempito di botte, ed è un incubo che lo seguirà a lungo. Intanto Luca Lucci, punta dritto contro Motta, lo colpisce da dietro con un gancio devastante allorbita. Le telecamere del Meazza filmano tutto.
Il processo che ne nasce varrebbe la pena di mandarlo in onda integrale, perché mai, durante le tante udienze, neanche lontanamente gli imputati mostrano segni di pentimento. Per la vittima, solo sguardi di scherno e insulti a mezza bocca. Lavvocato di Virgilio Motta è una donna giovane e tosta, Consuelo Bosisio. È lei - visto che il giudice sembra neppure accorgersi di quel che accade in aula - a mettersi di mezzo quando contro Motta partono le bordate degli imputati, ed è lei (milanista doc, peraltro) a chiedere ed ottenere il risarcimento. Ieri pomeriggio arriva la sentenza.
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